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Beppe Sala "flirta" con Barack Obama? Pietro Senaldi attacca: testimonial solo di se stesso

Pietro Senaldi
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Se Beppe Sala, come auspicabile, perderà le prossime elezioni e non sarà riconfermato alla guida di Milano è per quella malattia che affligge tutti i vip del mondo progressista, la famosa classe dirigente che i democratici si vantano di avere rinfacciando agli altri di difettarne. Colpisce gli occhi e il cuore e ti impedisce di vedere e sentire la realtà degli altri, confondendola con il mondo dorato in cui vivi. 

 

Il cartello elettorale del sindaco che troneggia sulla città è la rappresentazione classica di questa sindrome da Marchese del Grillo. Ritrae Sala con un'espressione ancora più da mammalucco di quella solita - sarà stata forse l'emozione traditrice mentre si aggrappa a un sorridente Obama, nel tentativo di trarne conforto e rubarne il carisma. Sotto, la scritta "Milano sempre più internazionale", e una serie di slogan coniati nell'era pre-Covid, un'altra vita fa. Il sindaco sembra fermo agli aperitivi piddini del contagio del marzo scorso. Te lo do io il sciur Barack, caro Beppe, sindaco testimonial di se stesso più che della città, che nell'inconsapevolezza, o indifferenza, di Sala ha visto chiudere migliaia di esercizi commerciali, aumentare la criminalità e allungarsi le file alla mensa dei poveri. 

PAGLIETTA
La Milano internazionale di cui vagheggia il campione progressista ricorda New York, nei prezzi e nella chiusura classista fino alla seconda cerchia dei Navigli, ma oltre diventa rapidamente Tirana, II Cairo e via fino a Dakar. E così, nei giorni delle polemiche furenti sulla sicurezza sul lavoro, ecco che, in uno dei rari cantieri cittadini non solo transennati ma anche aperti di questi tempi, viene immortalato il responsabile dei lavori che si aggira con le stampelle su terreni dissestati mentre gli operai hanno sulla testa una fresca paglietta al posto del casco protettivo. E guai a denunciarlo, come ha provato a fare lo sfidante di Sala, Luca Bernardo. 

Ti becchi dello sciacallo e dell'ignorante, manco stessi tentando di difendere la consulenza governativa di Farina, sostenere che non bisogna fare di tutta l'erba un fascista sulla richiesta di dimissioni per Durigon, oppure dimostrare che Jacobs e Desalu sono cittadini italiani senza aver avuto bisogno dello ius soli. Per il sindaco, che non vuole risarcire i cittadini che si fanno male cadendo sul pavé dissestato, perché i milanesi devono saperlo che è una superficie insidiosa ed essere accorti, i cantieri sono un impiccio quando il venerdì te li ritrovi mentre scappi in Liguria d'estate e in Engadina d'inverno, non un luogo dove i suoi dipendenti possono farsi male e poi battere cassa. L'importante è farli, non importa come, e a dimostrarlo ci sono le piste ciclabili disegnate notte tempo con il pennello, per dimostrare di saper fare tutto subito oppure i parcheggi tracciati sull'asfalto in un giorno, a dividere alcune tra le principali arterie del traffico cittadino. 

 

OH YEAH...
Non vogliamo accanirci sindaco, scusi il disturbo, non si preoccupi di noi e continui ad arricchire pure la sua foto-gallery con i suoi idoli, che non saprebbero andare a piedi dal Duomo alla Scala. Fosse ancora vivo il milanese d'adozione Enzo Jannacci canterebbe "quelli della Milano internazionale, oh yeah", "quelli dei turisti che fanno crescere gli investimenti e degli aperitivi a 15 euro, oh yeah", "quelli che la mascherina di Galli e Speranza ti salva la vita ma il magut senza casco può crepare contento perché sta costruendo il futuro, oh yeah", "quelli che vedono il tuo faccione e gli girano le balle, perché si sentono trattati come dei pirla, oh yeah", "quelli che poi votano il medico Bernardo, che cura la gente in ospedale e non organizza pedalate con i suoi dipendenti come il grande capo di Fantozzi, oh yeah", "quelli che il sindaco sfila nei cortei alla testa di clandestini e travestiti, ma io sono stufo di averceli sotto casa, oh ciao, anzi addio".

 

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