Corrado Augias aveva definito Jannik Sinner "un italiano riluttante". E ora arriva la piccata risposta del governatore altoatesino Arno Kompatscher. La firma di Repubblica nel suo articolo "Bolzano tra Sinner e il voto" venerdì prima della semifinale degli Internazionali contro Tommy Paul (vinta) aveva parlato di "alcuni episodi particolarmente sgradevoli, per esempio quando il presidente Mattarella lo invitò al Quirinale per congratularsi e lui scansò la visita per eccessiva stanchezza. Il giorno dopo era a sciare sulle sue montagne. Non altrettanto è accaduto col papa Leone anche se l’invito in Vaticano è arrivato nel giorno di riposo di un difficile torneo. 'A casa parliamo tedesco', ha confessato l'atleta; si può capire".
Suo papà, invece, sarebbe colpevole di parlare "un italiano stentato conoscendone solo poche parole". "Ho lasciato per ultima la maggiore ragione di perplessità: il giovane prodigio non paga le tasse, ha la residenza a Montecarlo dove gode di una fiscalità irrisoria. L’obiezione è che tutti i tennisti e altri atleti di grande rango lo fanno. Non è una scusante perché in varie occasioni Jannik ha dimostrato di essere un ragazzo di animo gentile, si è scusato con un raccattapalle, ha offerto aiuto a un avversario scivolato a terra, ha offerto l'ombrello in un momento di pioggia, gesti spontanei, sintomi di una delicatezza insolita".
Parole, piuttosto sconcertanti, a cui si aggiungono queste: Sinner è un "italiano per caso, figlio dell'ambigua situazione di quella città del Trentino-Alto Adige". "L'Autonomia - sottolinea Kompatscher nella lettera a Repubblica - è stata una storia di successo, che lo Stato di cui entrambi siamo cittadini pur con cognomi assai diversi, dott. Augias, dovrebbe rivendicare con orgoglio: si tratta infatti di uno dei pochi esempi riusciti di pacifica convivenza etnica e di risoluzione dei conflitti violenti a livello mondiale". E ancora: "La maggior parte della popolazione dell'Alto Adige costruisce quindi la propria identità attingendo il meglio da ciascuna lingua e cultura del territorio, pur senza rinunciare alle proprie". "Le ho scritto questa lettera, potrà intuire, perché mi dispiace sempre molto vedere giudicata l'italianità dei sudtirolesi di lingua tedesca e ladina e perché questo mi porta ad empatizzare anche verso tutte le altre patenti di italianità che vengono rivolte alle persone che - per una ragione o per l'altra - divergono dallo stereotipo classico che la narrazione del Paese ha creato nel tempo", conclude il governatore -. Mi inquieta, infatti, vedere che ancora oggi non siamo paghi dell'insegnamento che il concetto del popolo unico, di una monolitica identità nazionale, è ciò che ha contribuito in primo luogo al disastro della prima metà del secolo scorso".