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Beppe Sala, nel suo futuro c'è ancora la politica. Aspettando una chiamata...

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Enrico Paoli
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Ma quale addio alle armi o impegno diminuito. Beppe Sala, se potesse, raddoppierebbe pure. Magari cambiando “cortile”, ma sempre nel recinto della politica. Parlando del suo futuro, in occasione del tradizionale brindisi, il sindaco ha espresso la volontà di «rimanere in politica» e di non tornare a fare il lavoro da manager nel privato, pur avendo grandi offerte. 

Escludendo l’ipotesi di una sua candidatura alle europee («Per andare a fare cosa? A me piace essere concreto»), Sala ha parlato a lungo del Pd e degli scenari connessi al campo largo, alle alleanza, con particolare attenzione alla questione del federatore, anzi della Schlein come possibile federatrice. «Non ho parlato con Romano Prodi (che ha lanciato la palla, ndr), ma ho l’impressione che da una sua battuta abbiano un po’ estrapolato. Il tema del federatore o della federatrice non si propone proprio, non è il momento: c’è di mezzo un passaggio fondamentale che è quello delle europee», sostiene Sala. Perché solo dopo il voto si capirà da che parte tira il vento. E Beppe sa che quello è il momento per alzare le vele, sperando nella chiamata da Roma, sempre attesa e mai arrivata.

Quanto a Milano più che i buoni propositi per il nuovo anno, dal caro affitti al nodo degli stipendi, a tener banco è l’agenda dgli appuntamenti. Il 29 sarà in città il ministro dello Sport, Andrea Abodi, per fare il punto sui lavori di Milano Cortina, mentre fra gennaio e febbraio è attesa la premier, Giorgia Meloni, alla quale Sala avrà molte cose da chiedere.

Del resto dalla disponibilità economica dell’esecutivo nei confronti della città dipende il margine di manovra di Beppe...

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