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Milano, le multe ideologiche: così il Pd e Beppe Sala perdono la faccia

Enrico Paoli
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C’era una volta la Milano con il cuore in mano, città pratica e generosa, che viveva la vita praticando il sentimento discreto anziché l’ideologia sbandierata. Sotto la sua Madonnina, tutta d’oro e piscinina, come dice la canzone, anche se è alta più di quattro metri e pesa quasi una tonnellata e mezzo, si trovava sempre una mediazione tra il rispetto della norma e quello per gli uomini e per chi fa del bene.

Oggi c’è la Milano di Sala, una città incattivita dal suo sindaco, che è riuscito a esasperare i suoi cittadini fino a renderli rabbiosi con lui fino alla critica totale e a prescindere, espressa a ogni occasione, senza freni inibitori. Siamo quasi al “piove, mannaggia a Sala”. Un luogo sempre meno sicuro, nella percezione dicono a Palazzo Marino, che però diventa sostanza se calata nella valutazione dell’efficienza di un’amministrazione, dove si usa la massima comprensione per le borseggiatrici rom della metropolitana ma si è inflessibili con le associazioni di volontariato che non baciano la pantofola alla giunta.

Capita così che la vigilia di Natale la onlus ProTetto, realtà benefica senza etichette politiche e il blog Milanobelladadio, spina nel fianco dell’amministrazione comunale con le sue denunce su tutto ciò che non funziona, organizzino un pranzo in Galleria per una decina di senzatetto. L’iniziativa, proprio sotto l’albero di Natale di Gucci, commuove perfino il super chef Cracco, che ha il ristorante a due passi e offre il caffè a tutti, mentre al pasto aveva provveduto una gara di solidarietà tra alcuni locali della zona, che hanno cucinato. Il medesimo afflato non avvolge però i vigili del sindaco.

 

I gendarmi, che ogni santo giorno ignorano le decine di venditori abusivi che dispiegano la loro mercanzia nelle vie del centro, arrivano sul posto, stendono un verbale e affibbiano una multa da 230 euro per occupazione non autorizzata di suolo pubblico. «Hanno fatto il loro dovere», commenta con non intaccato orgoglio Giovanni Santarelli, il fondatore della pagina Milanobelladadio, «ma in certe situazioni si potrebbe chiudere un occhio. Era andato tutto bene e, d’altronde, la strada è la casa dei senzatetto. La nostra iniziativa non voleva essere una sfida alle autorità ma un modo per illuminare con le luci della Galleria chi vive costantemente nell’ombra».

Forse qui sta il punto: di porre l’attenzione sugli ultimi, la giunta milanese non è che ne abbia proprio tanta voglia. I disagiati, ai progressisti che menano il torrone a Milano, vanno bene solo se li puoi sbattere in faccia al governo, non se rischiano di rovinare le foto cartolina del centro. Questa città è sempre più un set e sempre meno un posto per persone e famiglie con reddito nella media e che il sindaco si è definitivamente trasformato da amministratore per il bene dei residenti a testimonial del bene secondo il credo progressista.

DOPPIOPESISMO
Quanto alle cosiddette iniziative sociali che per sensibilizzare l’opinione pubblica talvolta fanno a pugni con la legge, dipende da chi le fa e a cosa sono funzionali. Se a occupare il suolo pubblico, per mesi, sono studenti che non vogliono prendere il treno tutti i giorni per andare all’università, come la bergamasca Ilaria Lamera, che per prima piazzò la tenda davanti al Politecnico per protestare contro il caro affitti, i vigili sono richiesti di chiudere un occhio e gli esponenti del Pd, Elly Schlein in testa, si precipitano a ricevere lumi dalla matricola. Se poi addirittura l’occupante è un centro sociale, come per esempio il Lambretta, l’amministrazione comunale non solo gli concede di piazzarsi per anni in edifici pubblici senza pagare, ma alla fine gli assegna addirittura uno spazio gratis et amore dei, senza nulla chiedere in cambio. 

Ma quando l’occupazione dura solo un paio d’ore ed è fatta da chi contesta abitualmente il sindaco, o comunque non lo blandisce, ecco che scatta la multa, anche se è Natale e la violazione della legge è servita a dare un pasto decente per una volta a chi vive in strada. A conferma della tradizione nazionale per cui in Italia l’autorità è forte e implacabile con chi abitualmente la rispetta ma talvolta sgarra, ma è servile e arrendevole con chi la prende a schiaffi e mette se stesso davanti al prossimo. Sono bastati poco più di dieci anni di sinistra e Milano ha cambiato il suo dna. Da avanguardia dell’Italia e della sua umanità in Europa a brutta copia delle metropoli anglosassoni o prussiane, perbeniste e fredde.

 

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