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Beppe Sala attacca Barbara Berlusconi e si fa un altro autogol

Lorenzo Mottola
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Prosegue la trionfale operazione-simpatia di Giuseppe Sala, ovvero la svolta politica del sindaco che ultimamente pare aver adottato lo stesso registro comunicativo dei monarchi assoluti della Francia del Seicento. Dopo aver bisticciato con la comunità ebraica, quella “arcobaleno”, i partiti della sua maggioranza, zittito i giornalisti che osavano chiedergli della sicurezza in città ed essersi fatto bidonare da Liliana Segre nel suo curioso balletto per evitare di dividere con Ignazio La Russa il palco della Scala, il “sindaco Sole” ha provato a bullizzare Barbara Berlusconi, colpevole di aver infilato il dito in una delle piaghe più evidenti della sua amministrazione, ovvero il disastro dello stadio di San Siro.
Per chi si fosse perso le puntate precedenti, Sala rischia di passare alla storia per essere l’uomo che – dopo annidi esasperate trattative – ha spinto le due squadre di Milano ad abbandonare la città, visto che al momento Milan e Inter sembrano determinate a costruire stadi di proprietà a San Donato (rossoneri) e Rozzano (nerazzurri) piuttosto che perdere altro tempo dietro a comitati, politici ottusi, sovrintendenza, leggi astruse e burocrazia impossibile. Nei giorni scorsi il Comune ha rilanciato con l’ennesima proposta di recupero di San Siro.

E la Berlusconi, con buona scelta di tempo, l’ha fatto a pezzi: «Il progetto mi pare generico e inverosimile. Dagli studi approfonditi che avevamo fatto, costa meno farne uno nuovo», ha spiegato in un’intervista all’Ansa, giudicando i 300 milioni stimati «una cifra troppo bassa e non credibile: il Real Madrid spenderà molto più di un miliardo per ristrutturare il Bernabeu, con costi quasi raddoppiati rispetto alle previsioni». Altra bastonata: «Si sono persi anni pensando più a interessi politici che alle esigenze di uno sport e di un’industria, quella del calcio, che è una delle più importanti del Paese». E pensare che Barbara aveva pure provato a salvare Sala nel suo ragionamento: «Scaricare tutto sull’amministrazione comunale mi pare riduttivo e in parte strumentale. Il tema riguarda il sistema Paese e la sua volontà di non decidere, di non migliorare le strutture. Burocrazia e leggi inadeguate bloccano la modernizzazione del calcio».

 

 

La risposta di Sala è arrivata in tutta la sua brutalità poche ore dopo, con un curioso «Ma che ne sa Barbara Berlusconi? Tutti possono dire la loro ma che ne sa?». Ora, tutto si può dire tranne che Barbara Berlusconi “non ne sappia”. È stata per tre anni vicepresidente amministratore delegato e vicepresidente del Milan. La carica di Adriano Galliani, per intenderci. Anche al “Condor” rossonero Sala avrebbe detto «Lasciamo lavorare chi sa lavorare e che non è detto che sia io, nemmeno io posso essere in grado di fare una valutazione ma se adesso ognuno dice la sua. Ma dai!». Una strana uscita che puzza di pregiudizio, forse legato al sesso o forse alla famiglia. Condito da un “ma dai!” che si addice a uno scolaro ribelle. Barbara, però, si sa difendere bene e poco dopo ha provveduto a smontare Sala: «Spiace che il sindaco Sala reagisca a quello che in realtà nonio, ma quasi tutti gli addetti ai lavori pensano. Sulla mia competenza segnalo che per 3 anni ho lavorato sul tema stadio con le più grandi società mondiali di progettazione, costruzione e ristrutturazione dei più importanti stadi al mondo. Inoltre, l'ultimo e più importante rifacimento di San Siro è stato seguito da me personalmente con i delegati dell’Inter, per la finale di Champions del 2016». Come dire, è vero che in questa storia c’è palesemente qualcuno che non sa di che parla. E tutte le tracce portano agli uffici del sindaco.

 

 

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