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Beppe Sala, "sì" agli eco-teppisti: vadano ad insegnare a scuola

Enrico Paoli
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Ma sì, diamogli pure la cattedra d’imbrattologia. O creiamo il corso di laurea in eco vandalismo. Tanto che male c’è ad assolvere, premiandoli pure, come vorrebbe fare il sindaco di Milano, Beppe Sala, pronto a porgere l’altra guancia, i devastatori di Ultima generazione. Quelli che bloccano le strade per salvare il clima, mettendo a rischio i mezzi di soccorso e facendo arrivare tardi al lavoro chi lavora davvero, o sparando la vernice sulle bellezze artistiche e architettoniche del Paese per tutelare l’ambiente. Che male c’è ad essere buoni con i cattivi...

Invece il male c’è, eccome se c’è. Perché se devasti un monumento, come il famoso Dito di Cattelan davanti alla sede della Borsa, a Milano, o “colori” l’ingresso del Senato, a Roma, senza scordare tutto il resto dei loro «gesti eroici», non fai un favore all’ambiente, facendo sprecare acqua e denaro per ripulire, ma violi la legge. Ma è proprio in nome della legge, per essere precisi trattasi della «giustizia riparativa» a cui sono stati ammessi gli eco vandali di Ultima generazione, dopo avere imbrattato il Dito di Cattelan, che la storia s’incarta in modo così assurdo da far venire i brividi.

 

 

Rapido riassunto per i distratti. Gli attivisti di Ultima generazione, a processo per l’imbrattamento del Dito, con il Comune di Milano che si è costituito parte civile, potrebbero andare nelle scuole a parlare di crisi climatica. Ovviamente partendo dalla loro visione, distorta, per raccontare la crisi del mondo. Lo hanno chiesto loro stessi, nell’ambito della giustizia riparativa a cui sono stati ammessi dal tribunale di Milano. La norma è stata introdotta dalla riforma Cartabia con l’obiettivo non di ottenere la punizione dell’autore del reato, ma piuttosto di risanare quel legame con la società spezzato dal fatto criminoso.

Buona l’intenzione, quanto all’applicazione pratica, nel caso specifico, avanziamo ben più di un dubbio. «Ci può stare. Ci possiamo ragionare, si parla molto di giustizia riparativa», afferma il sindaco di Milano, Beppe Sala, «in alcuni casi è più facile, in altri no, in questo caso ci può stare». Insomma, invece di puntare a far capire agli eco vandali che le loro azioni altro non sono che vandalismo, peraltro allo stato puro visto i costi per ripulire o restaurare, si arriva a sostanziare la logica della benevolenza. Una pessima lezione, con i cattivi maestri da una parte e i pessimi studenti da bocciare dall’altra. Senza appello.

Non a caso il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, respinge in toto la proposta di Sala. «Io credo che si debba mandare gli esperti nelle scuole a parlare di crisi climatica, la parte di educazione civica e di informazione nelle scuole è fondamentale», sostiene l’esponente dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, «perché determina anche le condizioni di percezione, che porta i giovani a trasferire nelle loro famiglie le informazioni. Non credo che le scuole debbano essere un luogo di propaganda, né da una parte né dall’altra». Soprattutto in questa fase storica, in cui la scuola è attraversata da tensioni e fibrillazioni. Il riferimento alle vicende di Pioltello, dove l’istituto è stato chiuso per l’ultimo giorno del Ramadan, è fortemente voluto.
Mettere altra carne al fuoco, e mandare degli eco vandali negli istituti scolastici lo è, rischia di alimentare questa polemica.

 

 

Il reato contestato ai tre ecoattivisti è quello di imbrattamento di beni culturali. Il 15 gennaio del 2023 hanno lanciato vernice gialla contro il basamento del Dito di piazza Affari, esponendo poi striscioni con la scritta «stop sussidi ai fossili». Per quel blitz, i tre ragazzi d’età compresa tra i 23 e i 39 anni rischiano la reclusione da 2 ai 5 anni e una multa da 2.500 euro e 15mila euro. In occasione dell’udienza del 18 marzo, attraverso il loro legale, Gilberto Pagani, hanno presentato la richiesta di poter accedere al programma di giustizia riparativa. La giudice, Maria Teresa Guadagnino, che l’ha accolta, ha trasmesso gli atti al Centro di mediazione comunale e fissato le prossime udienze il 17 settembre e il 7 ottobre per la prosecuzione del processo. Quindi c’è molto tempo per riflettere.

Il Comune di Milano si è costituito parte civile, in altri casi invece se ne è guardato bene dal farlo, chiedendo il risarcimento delle spese di pulizia e richiedendo i danni patrimoniali, non ancora quantificati, per il danno di immagine. Però ora rischia di cambiare tutto, come vorrebbero caldamente i Verdi milanesi, sostenitori degli eco vandali. E alla fine, chissà, a pagare saremo noi, non loro. Con quelli di Ultima generazione in classe, a farci pure la morale. Ma sì, dategli la cattedra d’imbrattologia. O il corso di laurea in vandalismo...

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