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Beppe Sala, avvisi di garanzia a raffica: "Sono preoccupato", perché suda freddo

Beppe Sala

Daniela Brucalossi
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La Milano dei grattacieli trema. Sarebbero almeno una ventina le indagini sull’urbanistica meneghina portate avanti dalla Procura. Tra i reati contestati, l’abusivismo edilizio e la lottizzazione abusiva. Secondo l’accusa, i cantieri edilizi in osservazione sarebbero stati spacciati per ristrutturazioni ma destinati in realtà a nuove costruzioni. In questo modo, i lavori sarebbero stati avviati con la firma di semplici autodichiarazioni (ovvero senza essere corredati da un piano attuativo), versando al Comune oneri di urbanizzazione più bassi di quelli di mercato. Ormai da mesi, sotto la lente dei pm ci sono decine di operazioni edilizie in città e sono già stati emessi avvisi di garanzia per diversi costruttori e funzionari comunali.

Uno scenario allarmante, che non concede sonni tranquilli ai vertici del Comune di Milano. Il sindaco di centrosinistra Beppe Sala, che si è detto «preoccupatissimo», continua a definire legittima la prassi adottato dai suoi uffici e a sostenere la buona fede di chi lavora con lui. «La situazione è complessa. Gli operatori immobiliari in parte stanno già decidendo che non si riesce a investire a Milano», lamenta. «Questa non vuole essere un’accusa, ma una constatazione e lo stiamo già vedendo dagli oneri di urbanizzazione che stanno scendendo moltissimo».

 

 

 

Sono centocinquanta, infatti, i progetti milanesi bloccati perché rischiano di finire nei fascicoli della Procura. A Palazzo Marino le pressioni arrivano da tutte le parti. Dai costruttori sul piede di guerra e dai dipendenti comunali della direzione Rigenerazione Urbana, in stato di totale agitazione. Vista la situazione attuale, in tanti hanno paura di firmare procedimenti rischiosi e ben 140 di loro hanno chiesto al sindaco di essere trasferiti. Intanto, ad aprile, i pm hanno chiesto al Comune l’elenco dei palazzi e dei progetti immobiliari, redatti dal 2020, che presentano caratteristiche come l’altezza superiore a 25 metri e facciate vincolate dalla Soprintendenza alle Belle Arti.

Per ora, Palazzo Marino ha evitato la paralisi totale degli uffici con una delibera di giunta che recepisce le indicazioni della magistratura e fornisce istruzioni precise ai funzionari. Per i piani non ancora autorizzati - che coinvolgono edifici più alti di 25 metri e di forma diversa dalla precedente - stop alla procedura semplificata: eccetto in alcuni casi particolari, si accettano solo ampi piani attuativi. Mentre, un gruppo di lavoro sta analizzando i progetti già avviati per capire come procedere.

 

 

 

Intanto, il Comune attende con ansia la norma «salva-Milano», che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, inserirà nel decreto «salva-casa» (dovrebbe essere approvato entro maggio in Consiglio dei ministri). Il leader della Lega, infatti, si è detto pronto a venire incontro al capoluogo lombardo, facendo ripartire i cantieri ed evitando così «una situazione dannosa per lo sviluppo della città» e «l’abbattimento dei palazzi, dove centinaia di famiglie hanno pagato gli appartamenti».

 

 

 

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