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Milano, Niguarda nelle mani dei rom: bastoni, minacce e petardi

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Massimo Sanvito
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Il bubbone si sta espandendo. Non che fosse impossibile da prevedere, viste le premesse e gli attori in campo, ma quando l’inclusione a tutti i costi supera il buonsenso è inevitabile che finisca in questo modo. Da via Pascarella (come vi abbiamo già raccontato su Libero) a via Ciriè, l’assalto dei rom alle case popolari non s’arresta. Anzi. E così, alloggi assegnati regolarmente a una famiglia diventano delle “comuni” allargate. Dei “porti di mare” dove il viavai di uomini, donne e bambini è incessante a ogni ora del giorno e della notte. Niguarda, via Ciriè, civico 5, scala E. Un appartamento al secondo piano, dove sulla carta dovrebbe viverci un papà coi suoi due figli, sarebbe invece popolato da una decina di persone senza alcun permesso. Non solo.

Perché i nomadi dell’ex campo di via Bonfadini (chiuso il 25 luglio) stanno alzando pure i toni. Un’inquilina del caseggiato (misto Mm e case private) è stata minacciata da un gruppo di donne che da ormai due settimane si sono qui trasferite in pianta stabile. «Erano in sette.
Una aveva un pezzo di legno in mano e diceva che glielo avrebbe spaccato in testa se avesse osato lamentarsi ancora», ci spiega una residente che ha assistito alla scena.

Qualche secondo prima era scoppiato un grosso petardo nel cortile dello stabile. La donna, che stava rientrando a casa dopo essere uscita per dar da mangiare ad alcuni gatti, aveva chiesto chi fosse stato. Da lì la reazione dei rom. «L’hanno minacciata e insultata. Lei è tornata in casa senza dire nulla. Era molto spaventata. È normale: noi ora, con questa gente, abbiamo paura», prosegue l’inquilina. «Abbiamo chiamato Mm e ci hanno detto di segnalare tutto alle forze dell’ordine: così abbiamo fatto, ma non siamo più sicuri a lasciare i nostri figli a casa da soli mentre siamo al lavoro».

TIRA ARIA PESANTE
La quiete di questo spicchio di periferia a poca distanza dall’ospedale Niguarda rischia di spezzarsi irremediabilmente. «Fino a due settimane fa, quando i rom hanno cominciato il trasloco assistiti dalla Protezione Civile, qui si stava bene. Mai nessun problema», assicura l’inquilina di via Ciriè 5. Ora, invece, respira un’aria diversa a quelle latitudini. Un’aria pesante, dove si mischiano rabbia e preoccupazione. «Alla sera si mettono tutti sul pianerottolo seduti su una panca. Ma siamo al mercato?! Hanno pure rotto il portoncino, seppur fosse già malconcio...». La richiesta al Comune è molto chiara: «Mandateli via. E non dateci dei razzisti, perché noi vogliamo solo avere il diritto a vivere tranquilli. Sindaco Sala, come mai prendi i rom a casa tua?».

La politica, intanto, si muove. L’europarlamente e consigliere comunale leghista Silvia Sardone ha protocollato un’interrogazione a Palazzo Marino per cercare di fare chiarezza sulla gestione delle assegnazioni di case popolari pre e post sgombero del campo di via Bonfadini; e per chiedere inoltre a quanto ammontano le previsioni di spesa per la bonifica dell’area da consegnare a Sogemi per l’allargamento dell’Ortomercato. «Sono al fianco degli inquilini di via Ciriè che giustamente chiedono legalità e decoro a casa loro. Dare le case popolari ai rom, permettendo loro di scavalcare le canoniche graduatorie, si sta inevitabilmente rivelando un fallimento. Lo avevamo detto in tempi non sospetti ma Pd e compagni preferiscono soddisfare la propria ideologia piuttosto che pensare ai danni sociali che creano nelle periferie... Comune e Mm ora vigilino sulle irregolarità segnalate in via Ciriè senza perdere altro tempo», spiega Sardone.

CAOS A QUARTO OGGIARO
Niguarda ma anche Quarto Oggiaro. Detto dell’alloggio al secondo piano di via Pascarella 20 che sarebbe stato subaffittato all’istante dal legittimo assegnatario ad alcuni parenti, due casi simili si starebbero verificando nella stessa via (uno ancora al civico 20, un altro al civico 34) con protagoniste donne di una stessa nota famiglia sinti. «La sinistra milanese ha elogiato l’operazione di sgombero del campo di via Bonfadini, spostando gli abitanti, ex nomadi, in alloggi di case popolari. Questo spostamento in caseggiati con storiche problematiche e fragilità può essere pericoloso», commenta Francesco Rocca, consigliere comunale di Fratelli d’Italia. «Le famiglie che abitavano il campo di via Bonfadini, abituate in quel contesto anche con la presenza di attività illegali, non devono essere lasciate a loro stesse, occorre vigilare sugli alloggi assegnati e sui nuclei familiari, altrimenti è tutto inutile e il problema è stato semplicemente spostato per dare spazio all’ampliamento dell’ortomercato».

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