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Gianantonio Arnoldi (Cal): "Basta bugie, BreBeMi è un successo"

Fabio Rubini
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Per la sinistra le autostrade lombarde sono infrastrutture inutili, costose e inquinanti. La battaglia contro Bre.Be.Mi, Pedemontana lombarda e Tem (Tangenziale esterna Milano) ha portato alla creazione di una vera e propria narrazione del terrore. Ma come stanno realmente le cose? Lo abbiamo chiesto a Gianantonio Arnoldi, amministratore delegato di Cal, acronimo che sta per Concessioni autostradali lombarde, una Spa partecipata al 50% da Aria (cioè Regione Lombardia) e al 50% da Anas, cioè dallo Stato, nata con l’obiettivo di realizzare le tre autostrade sopracitate - alle quali se n’è aggiungerà una quarta che collegherà Bre.Be.Mi e A4 fra Treviglio e Dalmine -. Parliamo in totale di 136 chilometri autostradali in esercizio, oltre a 110 chilometri di viabilità ordinaria e opere di compensazione. Si tratta del più grande progetto gestito in autonomia da una Regione. E visto che il dibattito sulla devolution dei poteri è d’attualità, è giusto provare a capire se questo modello ha funzionato oppure no.

«Partiamo col dire che queste autostrade sono state costruire con fondi privati. Lo Stato e la Regione hanno partecipato per circa un terzo del totale, ma questi soldi tra Iva, Ires e Irpef (parliamo ad oggi di versamenti per oltre 1,5 miliardi di euro), li hanno già recuperati con gli interessi. Diciamolo chiaramente: non esistono debiti dello Stato per queste opere». Eppure le accuse di sprechi non mancano. «I nostri project financing sono stati studiati talmente a fondo che abbiamo venduto all’estero quote di partecipazione. Secondo voi se queste opere producessero così tanti debiti verrebbero a comprarcele? Le opere che abbiamo realizzato e quelle che realizzeremo partono da due presupposti: il primo è che la Lombardia per svilupparsi ha un gran bisogno di nuove autostrade. La seconda è che queste opere vengono studiate nei minimi dettagli dalle più importanti società che si occupano di valutare i piani finanziari».

Parliamo del costo dei pedaggi, altra polemica che spesso salta fuori e che, a detta dei critici, sta portando a risultati così così per quanto riguarda il numero di auto e camion che le percorrono. «Posto che in generale le autostrade italiane sono tra le meno care d’Europa, nel nostro caso va fatto anche un altro ragionamento. Il pedaggio più caro viene compensato da due fattori: quello del tempo di percorrenza inferiore e del minor consumo di carburante che si traduce da un lato in risparmi al distributore e dall’altro in minori emissioni inquinanti. Se si considera che nel post Covid i numeri di auto e camion che percorrono le nostre autostrade sono in costante aumento (i numeri li trovate in tabella, ndr), ecco che anche questa polemica viene smontata. Anche l’incremento graduale del traffico era previsto dai piani di realizzazione dell’opera. Non sono certo una sorpresa». Secondo Arnoldi c’è poi un altro fattore che depone a favore dell’autonomia regionale in tema di infrastrutture: «A queste infrastrutture sono poi collegati insediamenti industriali che creano posti di lavoro.
Ad esempio attorno a Bre.Be.Mi. si sono insediati, tra i tanti, il nuovo centro di Amazon, il nuovo circuito della Porsche e il nuovo centro logistico di Esselunga. Portano economia, posti di lavoro e in cambio chiedono solo una viabilità che prima non c’era. Altro che spreco di denaro pubblico...».

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