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San Siro è stato un simbolo, ma a Milano non si può rimanere fermi

Il Meazza ha subito importanti modifiche nel corso di tutta la sua storia, però ora i tempi richiedono un nuovo impianto moderno. L’abbattimento non cancellerà i ricordi e, in più, la città potrà godersi un nuovo gioiello
di Gabriele Albertinivenerdì 12 dicembre 2025
San Siro è stato un simbolo, ma a Milano non si può rimanere fermi

6' di lettura

Pochi lo chiamano: Stadio Meazza, come si dovrebbe, anche dopo l’intitolazione del 1980 al grande campione dell’Inter e per breve tempo, anche del Milan, i più continuano a chiamarlo San Siro dal nome del quartiere che lo ospita, a sua volta, così nominato da una chiesa storica dedicata, appunto al Santo, primo vescovo di Pavia. Ma non è questo il solo riferimento “liturgico” che lo riguarda, un altro segue... Oltre ai due nomi, ancora entrambi correnti, si potrebbe anche aggiungere che, in realtà, più che di “uno” ce ne siano, almeno “tre in uno” di “stadi”, di tale entità e così rigeneranti le ristrutturazioni, per così dire, “creative”, dall’anno dell’inaugurazione ad oggi, da costituire una sorta di “trinità” architettonica. E qui si evoca decisamente il “sacro”... Inaugurato nel ’26, come proprietà della squadra del Milan, dall’allora Presidente Piero Pirelli, su progetto dell’Arch. Ulisse Stacchini, lo stesso della Stazione Centrale, nel 1935, acquistato dal comune, venne, da subito e notevolmente, ampliato (su progetto dell’Arch. M. Perlasca e dell’Ing. G. Bertera.).

Tra il ’37 ed il’39 la capienza dagli originari 35.000 arrivò a quasi 100.000 posti, con la chiusura dei distacchi tra gli spalti e l’elevazione delle due curve, formando così in unica gradinata. Negli anni cinquanta, venne il “secondo anello” (Arch. A. Ronca ed Ing. F. Calzolari): una gradinata sovrapposta a quella esistente ed anche allora non mancarono contestazioni e ricorsi, uno, presentato dalla società di gestione dell’adiacente ippodromo, venne accolto dal Consiglio di Stato, ma il Comune se la cavò con un risarcimento e lo stadio ristrutturato venne riaperto. Nella prima partita, dopo l’inaugurazione il Milan vinse 4-1 sulla Dinamo Mosca. Altra ingente ristrutturazione avvenne, in occasione degli europei dell’80. Infine, designata l’Italia, come Paese organizzatore dei mondiali del ’90: il “terzo anello”, la più imponente trasformazione degli ultimi 40 anni, che mutò radicalmente la conformazione dello stadio, con la visibilissima aggiunta di 11 torricini, quattro agli angoli e due per lato (Arch. G. Ragazzi ed E. Hoffer ed Ing. L. Finzi ed E. Nova) tutti utilizzabili come scale a spirale per l’accesso alle tribune e per i quattro angolari, come sostegno alla caratteristica copertura, realizzata in travature d’acciaio.

Mi sono un po’ dilungato con questa cronistoria degli eventi che hanno caratterizzato il quasi secolo di vita dello stadio... O meglio, degli almeno “3 stadi in uno”: modifiche strutturali, ampliamenti, rigenerazioni funzionali di varia ed ampia natura e portata, per sottolineare, in dialettica con gli improvvisati Sovrintendenti ai beni culturali ed artistici, più che contrari, ostili alla proposta di Milan ed Inter, datata i fatidici 7 biblici anni, d’abbattere San Siro e di costruire un nuovo impianto sportivo, che, in realtà, non c’è alcun “monumento culturale” da salvaguardare, sotto il profilo della conservazione del patrimonio artistico, ma piuttosto un imponente manufatto, manipolato, ristrutturato, più volte rigenerato nel tempo, tanto da esserne snaturato, privato degli originari connotati architettonici e perciò di qualsiasi identità stilistica da tutelare. Ben diversamente avvenne, quando il Comune, s’oppose, nel secondo dopoguerra, ai piani d’espansione dell'Arena Civica, ora “Arena Gianni Brera”, anche in questo caso pochi così la chiamano, temporaneamente utilizzata da Milan ed Inter per le partite di calcio, fabbricato in epoca napoleonica, con precisi connotati stilistici da tutelare e conservare, proteggendone i tratti distintivi d’alto valore artistico e culturale dell’architettura “Stile Impero”.

LA SVOLTA
C’è, forse, una ragione, che più che “giustificare”, “spiega” le tante ed intense proteste, le polemiche feroci, che hanno fatto ritardare la decisione, poi finalmente adottata lo scorso 5 novembre, dopo dilanianti scontri, di vendere lo stadio alle due squadre milanesi, prevedendone l’abbattimento e la costruzione di un nuovo, contiguo impianto sportivo, ed è il profondo legame affettivo che lega noi milanesi alla “Scala del calcio”. Tutti abbiamo ricordi di gloriose partite del calcio mondiale e milanese giocate in quegli spazi, echeggia il clamore delle tifoserie, il patema d’animo per un gol subito o inferto alla squadra avversaria è ancora in noi, ci fanno compagnia le vittorie e le sconfitte dei nostri beniamini calcistici! Queste memorie sono parte di noi, sono affetti, emozioni, sentimenti, che l’abbattimento di quegli spalti ci farebbero pensare sparire per sempre, sono un lutto, come la perdita di una persona cara o dell’animaletto domestico, cui eravamo tanto affezionati... Come dimenticare la mia prima volta da undicenne spettatore a San Siro, in tribuna d’onore: ancora con i calzoni corti, anche se era un freddo 12 novembre ’61: Milan-Juventus, con mio padre juventino, io milanista, esordiente nel Milan Dino Sani... Il Milan vinse 5 a 1! Ed i tanti Derby? E le partite della Nazionale? Delle grandi squadre del mondo, quando s’ospitava i tornei internazionali? E tanto altro, anche storici eventi musicali e perfino il mitico duello di pugilato per il titolo mondiale Loi/Ortiz, vinto dall’italiano?!

BUON SENSO
Mala “maturità” di una persona o di un Governo, di una nazione o di una città, nella loro essenza, non sono poi così diverse... A ben guardare. Dal “Buon senso del buon padre di famiglia”, metafora spesso usata nel codice civile, ma secondo me, perfettamente applicabile come caratteristica, come tratto saliente del “Buon Governo”, ci si aspetta che sappia ascoltare il palpito del cuore, che sia empatico e sensibile, affettuoso ed attento alle emozioni, ma anche, che abbia la razionalità con cui s’affronta una decisione importante, anche se difficile, che non può essere evitata e nemmeno ritardata senza danno! Aut Deus aut dies indicavano i nostri antichi antenati Romani, quasi a suggerirci che il tempo risolve l’ambascia di una scelta faticosa e complicata... Ma non può valere in questo caso! Già da tempo e ben prima di proclamarlo pubblicamente, anche con una proposta risolutiva: abbattimento del vecchio e costruzione del nuovo, Milan ed Inter, principali, se non unici utilizzatori dell’impianto sportivo, ne avevano dichiarato l’inadeguatezza, l’inarrestabile obsolescenza, anche dopo avervi fatto, nel decennio precedente, divenute concessionarie dell’impianto, ancora di proprietà comunale, ingenti investimenti per adattarlo alle nuove e mutate circostanze del calcio moderno: ad esempio gli spazi chiusi e climatizzati, ricavati nelle balconate per ospitare eventi oltre quello in campo, il museo del calcio ed altri cospicui interventi d’ammodernamento e ristrutturazione.

Ora questa Giunta, turbata e paralizzata da un’ostilità irrisolta al proprio interno: “i verdi talebani”, contrari a qualsiasi innovazione, costruzione, investimento in nuove strutture, atto dell’uomo sull’esistente naturale o non naturale che sia, eccetto, beninteso, le piste ciclabili, ha ritardato oltre ogni limite, l’inevitabile scelta: accertatane l’obsolescenza, s’abbatte il vecchio stadio e se ne costruisce uno nuovo! Qualcuno, oggi, rimpiange il Polo Interno della vecchia Fiera Campionaria, sostituito da quella meraviglia che è il quartiere di City Life? Qualcuno, oggi, contesta il grande parco urbano, la Piazza delle tre torri, il bellissimo quartiere Zaha Hadid? “Miracoli a Milano” d’architettura moderna? Spazi urbani divenuti iconici del vivere bene in una metropoli: la metropolitana sotto casa, il box sotterraneo, in superficie: un prato ed un bosco, zone residenziali, di servizio, centri commerciali? A qualcuno non piace poter guardare, dalla finestra di casa, la città che vive il suo fermento, in lontananza, all’orizzonte, le Alpi ed il “cielo di Lombardia, così bello, quand’è bello...”? Qualcuno nega la qualità architettonica e la perfetta competitività funzionale con le altre Fiere del mondo del Polo Esterno di Rho Pero, che ospita la mondiale Fiera del mobile o il BIT? La bellezza de l’Ondadi M. Fucksas? Dove avremmo potuto ospitare EXPO 2015 se non lì? E la sede di Human Technopole? E il MIND (Milano Innovation District)? Spesso, Milano si richiama, in certi suoi tratti d’efficienza organizzativa, della sua società, ma anche delle sue Istituzioni al retaggio austro ungarico, dal catasto all’organizzazione amministrativa, introdotti dal Governo Asburgico del Lombardo Veneto.

Vendita di San Siro, il finale si avvicina. Sarebbe pure l’ora...

Forse ci siamo. Dopo una tarantella durata quasi sei anni (arrotondiamo per difetto) la barzelletta dello stadio di San ...

IL PASSATO INSEGNA
A Maria Teresa d’Austria tra l’altro, dobbiamo anche quel prodigio d’arte architettonica del Teatro del Piermarini! Esempio illustre, famoso ed insigne di puro stile neoclassico settecentesco! Forse, qualcuno, credo pochissimi, dopo l’inaugurazione del Teatro alla Scala, dei contemporanei dell’Imperatrice, ha rimpianto quella piccola chiesetta del quattrocento, dedicata a S.Maria alla Scala, abbattuta per farvi posto. Donde il nome al teatro, appunto: “alla Scala”. Forse qualcuno dei nostri posteri rimpiangerà il vecchio stadio "tre in uno" San Siro/Piermarini o piuttosto si compiacerà che, quel genio di Norman Foster, il Principe degli Archistar contemporanei, uno dei Bernini o Brunelleschi di oggi, ci abbia lasciato, al suo posto “La cattedrale”, il nuovo impianto, che sta già progettando?