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Italiani al MoMa: moda e design, i nostri brand al celebre museo di New York

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Matteo Legnani
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L' abito nero "spillato" di Versace del 1994, il sartoriale doppio petto da uomo di Armani del 1990, il celebre zainetto di Prada degli anni Ottanta, la minigonna di Simonetta, la giacca Mao di Francesco Risso. E le cravatte Marinella. Il meglio del made in italy è entrato di diritto al MoMa nella mostra dal titolo «Items: is Fashion Modern», aperta fino al 28 gennaio. La prima volta che il museo newyorkese si è fatto la stessa domanda (in italiano: «I vestiti sono moderni?») era il 1944. In piena Seconda Guerra Mondiale, il curatore dell' epoca, Bernard Rudofsky, ragionava su gonna e pantaloni e sulla differenza tra eccesso e superfluo. A settant' anni di distanza, il MoMa torna sui cambiamenti sociali dovuti alla moda. E lo fa attraverso 111 pezzi iconici del ventesimo e del ventunesimo secolo, abiti e oggetti diventati cult. Capi e accessori di diversi brand e di differenti epoche. Il percorso espositivo affronta molti temi chiave della moda contemporanea: la silhouette che cambia, l' intersezione tra fashion e sport, i nuovi materiali e le idee pionieristiche. Ma soprattutto si domanda che cosa hanno in comume il mitico giubbotto «chiodo» griffato Schott e le Espadrilles o la polo di Fred Perry con un paio di doposci Moon Boot. Una vetrina per raccontare come la moda stia condizionando la nostra vita. E per dimostrare, dicono gli organizzatori, come faccia parte del design, dove gli abiti hanno un impatto sia personale che globale. E dunque troviamo la maglia da marinaio che ha reso celebre James Dean, il Wonderbra che ha cambiato la storia del reggiseno, le All Star che hanno rivoluzionato le scarpe da ginnastica, i celebri Levi' s 501, i famosi Ray Ban Aviator degli anni Settanta. E accanto al piumino Moncler gli anfibi Dr. Martens, caratterizzati da una particolare foggia e da una suola con cuscinetto d' aria. Scarpe divenute simbolo di sottoculture come quella punk e grunge. Ma se preferite i tacchi a spillo? Riconoscerete certamente le Manolo, le Jimmy Choo e le Louboutin che Sex and the City, la fortunata serie tv ha impresso in modo indelebile nell' immaginario femminile di tutto il mondo. Molte le curiosità e gli aneddoti che si nascondono dietro molti oggetti del desiderio. Sapete per esempio perché la Birkin si chima così? L' attrice Jane Birkin, durante un volo Parigi-Londra, fece cadere la sua borsa spargendo a terra tutto ciò che conteneva (era il 1981). Accanto a lei sedeva Jean- Louuis Dumas, dirigente di Hermès. I due si ritrovarono a parlare di quanto sarebbe stato utile dotare le borse di una tasca interna. Quella chiacchierata sarebbe diventata di lì a poco la borsa più celebre e ambita di tutti tempi. Al MoMa non poteva mancare ovviamente il tubino nero di Coco Chanel, la divisa di milioni di donne. Se ne può osservare l' evoluzione e l' impatto sulla società attraverso declinazioni altrettanto iconiche, come l' indimenticabile little black dress di Andrey Hepburn in Colazione da Tiffany, disegnato da Givenchy. Una mostra da grandi emozioni anche per la presenza del nostro made in Italy. di Daniela Mastromattei

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