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Nadia Toffa e il tumore, Filippo Facci brutale: "Coraggio? No, c***"

Giulio Bucchi
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Vorrei spiegare perché il "caso Nadia Toffa" mi ha suscitato un moto di ripulsa, e non tanto perché lei abbia dimostrato una clamorosa faccia tosta - quella ce l' ha, amen - ma essenzialmente perché penso che conduca a una banalizzazione dei malati di tumore e nondimeno, com' è sua abitudine, a un messaggio distorto su questo tema. Leggi anche: La Toffa e il cancro, il drammatico urlo in diretta della D'Urso Ma probabilmente il mio è un caso particolare: non si spiegherebbe, altrimenti, l' apparente successo della sua rivelazione fatta a Le Iene domenica sera, quando ha detto «ho avuto un cancro, mi sono curata. Sono stata operata. I medici mi hanno tolto il cento per cento del tumore. Ho fatto una chemio e una radio preventive per evitare che rimanesse in giro qualche cellula. Non lo sapeva nessuno e ora ve ne posso parlare». Dopochè è stata celebrata sui social e sui giornali (anche da colleghi giornalisti amici e da politici come Matteo Renzi) per il suo «coraggio da leonessa», che sarebbe consistito ne «l' importanza della condivisione della malattia» perché «discuterne apertamente con gli altri e metterla in piazza serve ad affrontare la malattia con più coraggio». È sempre bello sentirsi meno soli - anche se, piuttosto che mettere in piazza il dolore e i tumori della mia famiglia, io mi sarei fatto evirare, per esempio - ma, al di là di questo, c' è qualcosa che proprio non ho capito tecnicamente. Lo dico dopo aver letto molti sinceri messaggi che si complimentavano con lei. Anzitutto: che cosa ha condiviso, Nadia Toffa? Non una malattia, ma una celerrima avvenuta guarigione. Nei mesi in cui è stata in cura (pochi, un paio) non ha condiviso una parola, mi risulta. Servizi giornalistici - Prima di spiegarmi meglio, però, voglio onestamente chiarire che ho sempre considerato la Toffa una pessima giornalista (che poi non è una giornalista: nell' albo non compare, e comunque la trasmissione Le Iene non è una testata giornalistica, anche se lo meriterebbe) e che l' ho considerata pessima ancor prima di sentirla nominare, nel senso che ricordo bene alcuni pessimi servizi televisivi che solo successivamente ho appreso aveva fatto lei. Sono servizi che soffiavano su alcune delle campagne più false e smentite condotte negli ultimi anni: dalla Campania avvelenata ai tumori (eccoci) nel napoletano, nel casertano, a Crotone e ovviamente a Taranto, sino al capolavoro del novembre scorso quando straparlò di pericoloso esperimento nucleare tenuto nascosto nei laboratori del Gran Sasso, spiegando che «un incidente potrebbe inquinare le falde acquifere, la catena alimentare e l' intero Adriatico». Il servizio stile "L' Aquila come Fukushima" fu deriso ovunque, ma la barzelletta di centinaia di scienziati riuniti sotto terra per fare esperimenti segreti - sgominati dalla troupe di Nadia Toffa - fece comunque i suoi piccoli danni tra i più sprovveduti. Molto peggiori (rieccoci) erano stati i suoi chiassosi appoggi a medicine alternative e soprattutto al bufalesco caso Stamina, che vide Le Iene incaponirsi attorno a una manipolazione mediatica semplicemente schifosa che faceva leva sulla compassione per i bambini gravemente malati. Altri servizi delle Iene furono quello su Matteo Viviani (uno che sosteneva che il cancro andasse combattuto con l' aloe) e sui miracoli dell' Escozul (un estratto di veleno di scorpione usato a Cuba sempre contro i tumori). Ora ho letto che Nadia Toffa ha dichiarato questo: «Voglio dire un' ultima cosa (che se è ultima, forse,l' ha ritenuta meno importante, ndr), ho fatto tanti servizi di persone che dicono di guarire il cancro con pomate e acqua fresca. Ma le uniche cure sono la chemio e la radio». Terapia, s' intende. Meglio tardi che eccetera, ma par di capire che ci siano due soli modi di arrivare a questa conclusione: avere un cancro, oppure informarsi prima. Anzi no, è avere un cancro e basta: perché l' essersi informata e occupata dell' argomento negli anni precedenti (diffondendo false speranze e vera sfiducia) evidentemente non le era servito a niente: il che non coincide con la professionalità necessaria - a mio modesto parere - per poter parlare e illudere milioni di telespettatori su un tema del genere. Dopodiché, dicevamo, Nadia Toffa non ha un cancro: l' ha avuto. Due mesi per accorgersi di avere un tumore, asportarlo interamente, fare una chemio e radioterapia solo preventive (ci fosse qualche cellula ancora in giro) e poi tornare in onda: come se - eccolo il messaggio - il cancro fosse questa cosa qui, due mesi e una parrucca e via, «non siamo malati, siamo guerrieri, chi combatte contro il cancro è un figo pazzesco». Condivisione social - Ora, lo dico col massimo rispetto per Nadia Toffa ma anche per la storia della mia famiglia, decimata dai tumori: il cancro non è questa specie di rapido pacchetto ospedaliero, breve come un servizio delle Iene - che poi lo è diventato, un servizio delle Iene - con festa mediatica finale. Dignità personale e riserbo a parte - ma è una cosa che non si può spiegare - se qualcuno ha tratto coraggio dalla vicenda della Toffa, beh, mi fa solo piacere. Ma questa condivisione-social persino dei tumori (ma guariti) temo possa illudere altra gente malata: com' è avvenuto tutte le altre volte. Come a dire: vedete?, io ce l' ho fatta e lo condivido, uscite allo scoperto anche voi. Questo se sono guariti, certo: che poi magari l' hanno fatto pure, qualcuno è guarito, solo che non conduceva programmi televisivi. Il problema è chi non ha avuto il formidabile culo che ha avuto Nadia Toffa, il problema è chi le chemio e le radioterapie e le recidive le vive da anni. E si nasconde come la Toffa ha fatto solo per due mesi. Ma costui vede e capisce, guardando la tv, che le conduttrici televisive si beccano i tumori e ne guariscono nell' arco di due mesi. Coraggio, bambini paralizzati in un letto da anni: potete farcela, guardate me. Il cancro, e che sarà mai. di Filippo Facci

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