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Vittorio Feltri: soldi, malattie e cancro: "Basta prendersi in giro", la straziante verità

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Cristina Agostini
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Si leggono tante cose interessanti e addirittura struggenti sulle malattie gravi, per esempio il cancro. Ieri su la Repubblica il mio amico Francesco Merlo si è esercitato in uno dei suoi mirabili articoli per convincerci che un benestante afflitto da tumore reagisce meglio alle cure rispetto a un povero, benché il servizio sanitario garantisca a chiunque, a prescindere dal suo censo, il trattamento opportuno. La riforma di Tina Anselmi introdotta negli anni Settanta puntava appunto alla parità dei diritti spettanti a qualsiasi degente. Ciononostante non teneva conto di un fatto decisivo: le persone non sono tutte uguali ed è ovvio reagiscano diversamente davanti ai guai della salute. Chi vive in un ambiente sereno, igienicamente perfetto, supportato da una assistenza idonea, non solo familiare, ha più probabilità di sopportare l' aggressione delle metastasi e roba del genere. L' abbiente è agevolato, mentre l' indigente è penalizzato in quanto obbligato per le proprie condizioni economiche a campare tra mille difficoltà. Leggi anche: Il piano perfetto dei magistrati rossi contro Salvini. Allarme di Renato Farina: come vogliono farlo fuori In pratica, il signore ha più voglia di tener duro su questa terra che non un diseredato, il quale in casa ha che fare con una moglie trasandata, figli che lo trascurano, stanze disadorne e inospitali. Il primo desidera resistere, il secondo si abbandona alla depressione più cupa. Il risultato è scontato: la borghesia ha maggiori probabilità di sfangarla, il proletario è svantaggiato sia sul piano psicologico sia su quello pratico. Se a ciò aggiungiamo un altro dato inconfutabile, ovvero la qualità degli ospedali italiani diversa da regione a regione, comprendiamo poiché i concittadini che hanno perso la salute non godano delle medesime cure. Se non fosse così, non si verificherebbe un fenomeno assai diffuso: molta gente del Sud, qualora sia colpita da un morbo cattivo, si reca al Nord nella speranza di guarire. Perfino gli sprovveduti sanno che a Milano o a Brescia le strutture sanitarie funzionano molto meglio che nel Meridione. Non oso affrontare i motivi per cui a parità di costi le corsie di Napoli facciano schifo mentre quelle di Varese siano eccellenti. Sta di fatto che non solo gli uomini ricchi, ma altresì le zone opulente del Paese, godano di condizioni migliori ai fini delle terapie a paragone dei miserabili delle Terre del Sacramento e dintorni. Significa che l' eguaglianza è un miraggio, e non basta un decreto per raggiungerla. Illudersi di ottenerla in campo sanitario senza averla sul piano sociale ed economico è pura velleità. Siamo alle solite: pure i ricchi piangono, però meno dei poveri. Non ci vuole molto a capire la ragione. E l' unico consiglio che si può dare a chi non è agiato è di diventarlo. Non lo dico io, bensì Prezzolini. di Vittorio Feltri

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