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Paolo Becchi legge le carte di Salvini: "Cosa c'è dietro la svolta Lega su Draghi ed euro, cosa deve fare ora"

Giulio Bucchi
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Salvini ultimamente sta spiazzando tutti. Dall'"euro irreversibile" - messo pure in bocca -, al "why not?" uscito dalla sua bocca in risposta a chi gli faceva il nome di Draghi come Presidente della Repubblica, sembra di avere di fronte il "gemello buono" di Matteo, che va a prendersi il caffè da Segre e che considera gli immigrati suoi fratelli. Le reazioni sono svariate. C' è chi non vuol prendere atto della nuova realtà e si rifugia in fantomatiche tattiche presenti solo nella propria testa; ci sono i "tuttosubitisti" che denunciano il tradimento; per non parlare del curioso caso di coloro che lanciano la fatwa sul "sovranismo" stesso, in un atto di zelante allineamento. In realtà, parafrasando la fortunata espressione coniata dallo stratega elettorale di Bill Clinton - "it' s the economy, stupid!" - possiamo dire che "è solo una questione di chimica". Una chimica indispensabile, perché dopo il voto in Emilia e in Calabria ci saranno le elezioni nazionali. Ma cominciamo con uno sguardo al passato. Il governo gialloverde aveva costituito a tutti gli effetti un nuovo laboratorio politico in Italia. Come in un laboratorio chimico, quella esperienza governativa ha tentato, dati due elementi presi separatamente - sovranismo identitario della Lega e sovranismo sociale del M5S - di sintetizzare un nuovo composto. Una nuova "molecola". Qualcuno, tra i primi il sottoscritto, aveva iniziato a parlare di "Terza Repubblica". Tuttavia, questo tipo di esperimenti sono sempre molto difficili. Occorre molta accortezza. E infatti il laboratorio è saltato per aria. L' elemento pentastellato, caratterizzato da "Elevata" volatilità, ha subito cercato un altro componente con cui legarsi per poter rimanere al governo e così mantenere consistenza invece di evaporare del tutto (nelle urne); si è andato così legando all' elemento dem. Ma, poiché 5S e Pd sono due elementi che si respingono a vicenda, un po' come due atomi di carica uguale, questo legame ha dato vita ad un composto instabile, che col tempo comporterà il deperimento dei suoi componenti.  Leggi anche: "Mi costerà la crocifissione, ma...". Becchi sfida il mondo: la verità su Liliana Segre Fronte Carroccio - Sorte diversa è toccata alla Lega. La dinamica posta in essere dal crollo del laboratorio gialloverde ha costretto anche l' elemento leghista a cercare subito altri legami. A differenza dei 5stelle, l' elemento leghista ha trovato elementi compatibili con cui legarsi. Per farlo, ha dovuto riesumare una vecchia ma collaudata formula: il centrodestra. Al centro c' è l' atomo grosso, l' ossigeno: ieri Fi oggi la Lega. Si tratta dell' elemento "federatore", a cui si legano gli altri componenti. Il contenitore volto a raccogliere il voto dei moderati, della classe media, dei settori produttivi, caratterizzato da messaggi generalisti, da qui la retorica del "buonsenso", Draghi, l' euro che c' è. Questo è l' elemento che nel composto chimico-politico del centrodestra esprime il leader. Ieri Berlusconi, oggi Salvini. Al lato sinistro, troviamo il piccolo atomo FI guidato da un Berlusconi "politicamente corretto" che si muove come un vecchio eurocrate in quel di Bruxelles. Questa è la componente liberale cristiana, volta a rassicurare i palazzi e le consorterie. Da qui gli atti di fedeltà «all' alleanza atlantica, all' Europa, ai valori liberali e cristiani dell' Occidente» contro i comunisti (sic!), ieri bolscevichi oggi cinesi, che vengono periodicamente ripetuti dai suoi esponenti. Il terzo elemento - Infine, al lato destro, troviamo il terzo elemento di questa molecola, di peso simile al precedente: la destra nazionale. Si tratta dei "duri e puri": "Dio Patria Famiglia". Sono i nazionalconservatori di Meloni, che ha saputo con coerenza - va riconosciuto - attualizzare l' eredità politica di figure come Pinuccio Tatarella e Domenico Fisichella. Con la fiamma nel simbolo non andrà mai oltre il 10%, ma va bene così. Sbaglierebbe però chi vedesse in questo nuovo centrodestra la riedizione di quello vecchio. C' è una differenza. Questa volta l' elemento "autonomista" un tempo di dimensione ridotta, locale, è oggi l' elemento federatore, nel grosso atomo di ossigeno al centro. Ecco dunque in cosa consista la "novità". Se in passato l' elemento federatore era latore di una "rivoluzione liberale", oggi potrebbe farsi latore di una nuova "rivoluzione sovranista". Questo elemento potrebbe fondare a partire dalle legittime aspirazioni di autonomia del Nord, un nuovo messaggio da rivolgere a tutta nazione in vista delle prossime elezioni politiche. Non "meno Stato e più mercato", ma "meno centralismo (romano e brussellese) e più autonomia". E così come in passato questa formula ha prodotto come sintesi (nelle intenzioni) la riforma costituzionale della "devolution e del premierato", anche questo nuovo centrodestra potrebbe elaborare una nuova sintesi basata su una riforma in senso federale dello Stato fondata sulle autonomie locali unita ad una riforma in senso semipresidenzialista per rafforzare il potere esecutivo. Perché non provarci? di Paolo Becchi

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