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Le dieci vite di Mara Maionchi: "Più errori che cose giuste"

Nicoletta Orlandi Posti
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Mara Maionchi, dopo un Natale passato a casa, a Milano, è a Courmayeur con i marito Alberto Salerno e alcuni amici. Passerà lì il Capodanno. «Giochiamo a carte, passeggiamo, non ci sarà mia figlia Camilla che aspetta un figlio, è al sesto mese. Sarà il mio secondo nipotino dopo il bambino di Giulia, l'altra mia figlia», dice. Da quell'annuncio che Mara aveva letto nel 1967 - «Cercasi segretaria per l'ufficio stampa di una casa discografica, Ariston Record» - e a cui aveva risposto, sono passati oltre 40 anni di carriera in cui la Maionchi ha fatto di tutto, da segretaria a ufficio stampa fino a direttore artistico di case discografiche; lei che non canta nemmeno sotto la doccia («Sono una bestia») ha promosso e scoperto artisti da Ornella Vanoni e Lucio Battisti a Tiziano Ferro, ha bucato il video nel 2008 a X Factor, fatto spot, libri, film e radio. A 73 anni sembra aver vissuto dieci vite, e qui ce le racconta. A partire dalla meno conosciuta. Quella privata. Una cosa che non sappiamo: com'è Mara Maionchi come nonna? «Non sono pressante né appiccicosa, ma tengo volentieri il bambino. Credo che l'educazione la debbano dare i genitori, io sono un soldatino. Eseguo gli ordini e quando non si comporta bene lo sgrido». Le sfugge qualche parolaccia davanti a suo nipote? «Mai! Incredibile. Non come in tv. Quando ero a X Factor ogni tanto pensavo: adesso sono le 22.30, sarà andato a letto, posso dirle». Allora è Morgan che gliele tira fuori. «Quest'anno è stato difficile, sopra le righe. A Extra Factor mi sono divertita molto. Senza copione, improvvisavo. Era un Far West. Mi sentivo a casa mia». Dica la verità. Se il prossimo anno si liberasse un posto in giuria, ci tornerebbe? «Ci dovrei riflettere molto. Ho fatto quattro anni di X Factor, poi due di Amici: andare a Roma era faticoso e il terzo anno ho detto a Maria De Filippi: “Non ce la faccio piu…”. Un cambio di giudici è sempre salutare… Però è molto impegnativo lavorare con i ragazzi, il pericolo è quello di fare danni». Ma lei è una veterana. «Però decidere per gli altri è dura. Nella mia vita ho fatto più errori che cose giuste, sa? Ho fatto crescere artisti che non sono cresciuti, ho lavorato per risultati che non sono arrivati, cercato di fare passi che non tutti sono stati in grado di fare». Eppure di Mara Maionchi si ricordano solo i successi. «Ho lavorato 44 anni, ci sono stati successi ed errori». Ce ne dica qualcuno. «Il caso Tony Maiello. Fece il primo X Factor. Lo portai a Sanremo e vinse le nelle Nuove Proposte. Poi si è adagiato, stop. Forse non era ancora pronto per Sanremo. Gianna Nannini ci ha messo 7 anni prima di sfondare. Ci siamo incontrate nel '71, nel '78 il boom. Abbiamo buttato via due dischi, li avevano comprati solo la nonna e la cugina. E poi soldi, tempo… Finalmente arrivano America e “questo amore è una camera a gas”…». E il matrimonio? Faccia un bilancio di 38 anni con Alberto Salerno... «Buono. Stiamo bene. Bisogna lavorare, avere pazienza. Il segreto sono la volontà, la condivisione e l'aiuto reciproco. Ognuno ha le proprie delusioni, i propri tempi: il lavoro, le amicizie. A volte si hanno idee diverse su come allevare i figli». Quando vi siete conosciuti lei aveva 25 anni e lui 16, vero? «Sì, ma eravamo solo conoscenti. Ci siamo messi insieme dopo. La differenza d'età non è un problema se due persone vanno d'accordo. Ma allora era davvero inusuale che una donna stesse con un uomo più giovane». Era avanti. «Memorabile fu la frase di mia madre: “A te che importa, è lui che se la prende vecchia!”». Torniamo alla sua carriera. I momenti cruciali? «Con Tiziano Ferro ho lavorato tre anni prima che arrivasse il primo disco. Un successo. Prima ancora ci fu Mango. Una grande voce, una persona squisita. Lo conobbi nell'83. Per le qualità artistiche che aveva si è accontentato di stare al suo paese, di fare una vita serena. L'ambizione personale gioca un grande ruolo». Le è sfuggito qualche talento nella sua carriera discografica? «Eccome. Biagio Antonacci. Me lo portò Ron ma non lo riconobbi». Racconti quando doveva promuovere Ornella Vanoni. «Doveva farsi conoscere e volevo ottenere per lei la copertina di Oggi. Ma il direttore della rivista Vittorio Buttafava diceva che non era un “personaggio simpatico al grande pubblico” come Mina. Rimasi tre giorni davanti all'ufficio di Buttafava, pregai. Alla fine ottenni la cover» Un aneddoto su Lucio Battisti. «Eravamo al supermercato di Molteno, a Lecco. Un gruppo di fan gli si avvicina e urlano: “Ma lei è Lucio Battisti”. E lui: “Magari!”». Lei, Mara, ha avuto problemi con la popolarità, da quando da dietro le quinte è diventata un personaggio popolare? «No. Sono grandicella. Se non volessi essere riconosciuta non sarei andata in tv. Fu la Sony a segnalarmi a Giorgio Gori, che produceva il primo X Factor, come uno dei giudici della trasmissione. Ero già conosciuta per il mio lavoro. E per il mio…carattere. Ma le dirò: forse non mi sono meritata tanto. Sono stata fortunata. Ho fatto una vita divertente». Tv, radio su 105, film, libri, spot. Farebbe politica? Ride. «Non sono adatta, bisogna avere il coraggio di fare delle figure di m...». Lei come si definirebbe politicamente? «Non di destra. Ma nemmeno di sinistra, visto che non esiste la sinistra. Sono liberale. Ho votato Cinque Stelle. Ora non saprei. Renzi lo sto studiando. L'Italia è difficile da cambiare». Chi vedrebbe bene al Quirinale? «Non mi dispiace Rodotà. Come donna la Bonino. Per il suo senso del dovere». Cosa le manca? «Nulla. Magari una seconda serata alla Letterman, in cui strapazzo gli ospiti. O anche alla Ophra, che dice?». di Alessandra Menzani

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