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Il Fatto Quotidiano si compra il sito di commercio online "Discoveryfood"

Matteo Legnani
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L'editoria va così così, le 100mila e passa copie vendute appena qualche anno fa sono un ricordo. E così la parola d'ordine a "Il Fatto Quotidiano" è diventata "diversificare". Cioè trovare altre strade per far soldi, anche se col giornalismo e i media c'entrano zero. Dà notizia il sito dagospia.com che la società editrice del quotidiano diretto da Marco Travaglio avrebbe acquistato per una somma intorno al milione di euro una società di commercio gastronomico online che si chiama "Discoveryfood" (www.discoveryfood.it). L'amministratrice delegata del giornale, Cinzia Monteverdi, ha motivato cpsì la sua sceltaa, di fronte alla perplessità di alcuni azionisti e di alcune firme del quotidiano: Il sito è in crescita, in prospettiva sarà un affare". Scrive sempre dagospia che i giornalisti di Travaglio hanno avuto conferma indiretta dell'acquisizione "alimentare" quando a natale hanno ricevuto una gift card da 100 euro da utilizzare proprio nello scaffale merci di Discoveryfood. RETTIFICA.  Pubblichiamo di seguito la rettifica della società Editoriale il Fatto.  1) La società editoriale il Fatto non ha speso "quasi un milione di euro per Foodscovery", ma  250.000 euro. 2) L'acquisizione della partecipazione (il 7 per cento e un ulteriore quota sarà acquisita con un piano media for equity) è in Foodquote, che possiede e gestisce il sito Foodscovery e non in Discoveryfood, che è tutt'altra cosa, in cui non c'entriamo nulla. 3) La società editoriale il Fatto ha acquisito questa partecipazione successivamente a una regolare delibera del Consiglio di amministrazione, votata all'unanimità. Non esiste alcun "asse Travaglio- Monteverdi" in  controtendenza rispetto a un precedente, presunto,  "asse Poidomani- Padellaro". Definizioni e categorie che fanno sorridere, pensando alle nostre dimensioni e ai personaggi coinvolti (non siamo una multinazionale che vende armi ai Paesi Arabi). Esiste, più modestamente, un amministratore delegato di una Società Editoriale che ritiene importante diversificare e sviluppare la Società,correlandosi al core business iniziale. Infatti non ci limiteremo a vendere cibo: abbiamo pianificato lo sviluppo editoriale correlato. L'e-commerce, la tv, il web, le concessionarie pubblicitaria sono tutte diversificazioni già intraprese da altri giornali. Non abbiamo scoperto l'uovo di colombo né tantomeno pensiamo di aver concluso l'affare del secolo. 4) E' errata anche la notizia relativa a Zerostudio's, in quanto la società nacque per editare Servizio pubblico di Michele Santoro, ma con l'obiettivo di costruire una società di produzione televisiva che distribuisse format. Dunque nessun vincolo fu dato dagli azionisti e dai consiglieri circa i contenuti della produzione di Zerostudio's e nessun dissidio è mai sorto a questo proposito.  

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