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Fabio Franceschi, a Libero parla l'imprenditore azionista del Fatto: "Guadagno 50 milioni l' anno Non mi candido per denaro"

Giovanni Ruggiero
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Da Harry Potter a Silvio Berlusconi. Dalla scuola di magia di Hogwarts alle stanze di Arcore. Fabio Franceschi, 49 anni, presidente e amministratore unico di Grafica Veneta, azienda con sede a Trebaseleghe - nel Padovano - è il più grande stampatore italiano di libri e uno tra i più conosciuti in Europa. Il suo impero produce 400 milioni di volumi all' anno, 40 titoli al giorno, rifornisce più di 200 case editrici nel mondo tra cui le francesi Hachette e Flammarion Gallimard, la News Corporation del magnate australiano Rupert Murdoch, e i colossi dell' editoria scolastica Pearson, Macmillan, Oxford University press. Grafica Veneta ha un fatturato annuo di oltre 150 milioni di euro e per le spedizioni muove 20 camion al giorno: 5 in Francia, 2 nel Regno Unito, 2 in Africa, uno in Germania, e 10 in Italia e in altri Paesi europei. L' azienda, fin dall' inizio della saga ideata dalla scrittrice J.K. Rowling, stampa in esclusiva i libri di Harry Potter: ne ha già prodotto più di 20 milioni di copie. Il patron dell' azienda padovana ora è candidato a Vicenza per Forza Italia al terzo posto nel collegio plurinominale per la Camera. Il capolista è Renato Brunetta. Insomma, dai maghi e dai castelli incantati ai politici e alle beghe di palazzo. Franceschi, chi glielo fa fare? «Eh, guardi, lo faccio per dare una mano agli imprenditori, agli artigiani, ai commercianti. Voglio aiutare il territorio con idee concrete e non con le solite promesse elettorali. Non lo faccio per un semplice tornaconto elettorale. Guadagno cinquanta milioni all' anno: crede che centomila euro in più da deputato mi cambierebbero la vita? Io, a differenza di altri, non lo faccio per i soldi». Leggi anche: Al Fatto cadono dal pero, l'azionista si candida con Forza Italia: lo vogliono cacciare Lei detiene il 4 per cento delle quote del Fatto Quotidiano. Dopo l' annuncio della sua candidatura la proprietà ha fatto sapere che non è più gradito «Mi liquidino le quote. Il problema è loro, non mio: mi diano quanto mi spetta e me ne vado senza problemi». Quando ha deciso di correre per Montecitorio? «Di recente: sono sempre impegnato in azienda». Già nel 2013 sembrava destinato alla Camera, e invece all' ultimo minuto saltò tutto. «Una decina di giorni fa mi ha telefonato il presidente Silvio Berlusconi per chiedermi un appuntamento ad Arcore. Ho accettato subito l' invito, ma per decidere se scendere in politica o meno mi sono preso un po' di tempo». Che impressione le ha fatto il Cavaliere? «Era molto determinato. L' avevo già incontrato in passato, ma questa volta mi ha fatto davvero un' altra impressione». Si spieghi meglio. «Cazzo, ora lo vedi che è deciso a governare il Paese. È una persona estremamente lucida. Ci siamo parlati da imprenditore a imprenditore». Anche lei, come Berlusconi, è partito da zero, o quasi. «Ho ereditato l' azienda da mio padre, scomparso prematuramente che avevo diciotto anni. Cominciai a lavorare senza sosta dalla mattina alla sera sette giorni su sette. All' inizio avevo tre dipendenti: ora ne ho cinquecento. Ma si può dire che avevo già cominciato a fare questo mestiere molto prima». Prima dei diciott' anni? «Di fatto cominciai a quattro-cinque anni sotto il tavolo della cucina quando mio padre Rino e suo fratello Sergio mi davano da rifilare le righe difettose della linotype, la prima macchina per la composizione tipografica automatica. Eravamo una famiglia piuttosto povera e ci davamo da fare tutti. In casa mio padre aveva messo su una piccola tipografia. Ora dirigo un' azienda di centocinquantamila metri quadri». Quale sarebbe la sua prima proposta in caso venisse eletto in parlamento? «È necessario snellire l' apparato statale. C' è troppa burocrazia. Ci sono troppi dipendenti pubblici». Cosa ne pensa dei toni di questa campagna elettorale? «Mah, cosa vuole: c' è chi spara qualche cazzata per sollevare un po' di polvere, ma alla fine è sempre stato così, non è una novità». La sua azienda produce gli elenchi telefonici di mezza Africa. Da qualche tempo Grafica Veneta ha cominciato a stampare anche testi scolastici per la Libia. Puntate al monopolio nel "continente nero"? «Per quanto riguarda gli elenchi telefonici abbiamo cominciato nel 2014 col Burkina Faso, col Ciad, con il Senegal, il Malawi, il Camerun e il Togo. Via via ci siamo allargati. Quanto gli ordini destinati alla Libia, siamo stati contattati dal loro governo». E non avete incontrato particolari difficoltà vista l' instabilità politica dello Stato nordafricano? «Direi di no. Siamo stati scelti perché siamo tra le aziende più affidabili del settore. Ci ha agganciati un mediatore. Sapeva tutto sulla nostra azienda, conosceva i nostri prodotti e ci ha convinti a stampare tutti i testi scolastici dalle elementari alle scuole superiori. Il mercato africano è in continuo sviluppo e ha potenzialità infinite». di Alessandro Gonzago

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