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Ferrara: "Esposito? Il simbolo della Repubblica delle patacche"

Giuliano Ferrara e Antonio Esposito

Andrea Tempestini
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E' successo che il giudice Antonio Esposito, il giustiziatore di Silvio Berlusconi in Cassazione nel processo Mediaset, ha scritto la prefazione a un libro di Ferdinando Imposimato sul caso Moro, un volume in cui si sostiene che nuove fonti dimostrino come il covo in cui lo statista Dc fu prigioniero era presidiato dai servizi segreti italiani, che poi lasciarono la postazione proprio il giorno prima del suo assassinio da parte delle Br, il 9 maggio 1978. Peccato però che molti indizi dimostrino che il libro sia una patacca: i dichiaranti che sostengono la tesi non hanno il minimo indizio, e addirittura alcune "soffiate" via email arrivavano dalla medesima fonte (sotto falso nome) la cui posizione era stata archiviata e cancellata dalla magistratura. Repubblica delle patacche - Una patacca bella e buona, insomma, per la quale la toga anti-Cav presta tempo e nome. Giuliano Ferrara, su Il Foglio di giovedì 7 novembre, prende la mira e apre il fuoco: "Il dottore della famosa sentenza contro il Cav., - scrive - avvalora le asserzioni demenziali del libro che trovano oggi definitiva conferma e certezza grazie alle dirompenti dichiarazioni di due dei numerosi militari coinvolti nell'operazione". L'Elefantino cita le parole scritte da Esposito nell'introduzione, e nota: "Il lessico della sentenza contro il Cav. era anticipato intatto nella prefezione alla patacca". Poi il direttore alza il tiro: "Questa che con sussiego viene venduta come la Repubblica della Costituzione e della legge uguale per tutti, un paese in cui una sentenza Esposito può ribaltare il ruolo parlamentare attribuito da milioni di elettori a un uomo di stato di due decenni, è in realtà una Repubblica delle patacche". Palla colossale - Ferrara aggiunge: Esposito, "il firmatario della condanna definitiva, giudica definitiva una palla colossale sul caso più grave e doloroso della storia repubblicana. Avranno un trasalimento tutti gli elegantoni della legge uguale per tutti, che già furono beccati con le mani nel sacco della più stupida credulità nel caso di Massimo Ciancimino". E ancora, contro gli "elegantoni della legge uguale per tutti": "Trasaliranno, ma eviteranno di commentare la vicenda prefatoria di un alto magistrato di bassa scuola campana (ché da Napoli vennero i migliori giuristi e garantisti d'Italia) che offre il suo timbro di definitività alle bufale raccontate da un pm fattosi avvocato e alla ricerca di notorietà cospiratoria che ha fatto la fine che ha fatto". Polvere e giacche - L'Elefantino poi conclude: "Non so se è chiaro. Neanche un grammo di polvere sospetta può depositarsi sul bavero della giacca dei giudici veri e seri". La polvere, invece - copiosa - si deposita sulla figura, già compromessa, della toga Esposito. "Qui un confermatore di definitività delle fregnacce scritte con dappocaggine in un libro di rivelazioni, uno che non tiene un cecio in bocca, è il giudice definitivo della nostra storia riscritta", con la sentenza di Cassazione. Infine la caustica conclusione: "E noi dobbiamo credergli, perché la legge è uguale per tutti".

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