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Dario Fo, i centri sociali occupano la sua casa e Jacopo Fo perde il controllo: "Strano antifascismo"

Giulio Bucchi
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«Avete occupato lo spazio prove della Compagnia Teatrale Fo Rame. Mi sembra un po' strano fare antifascismo colpendo chi dai fascisti e dallo Stato ha subito ogni sorta di violenza e sopruso». Così Jacopo Fo, figlio di Dario e Franca Rame, ha commentato l' occupazione abusiva di uno stabile a Milano, avvenuto sabato e rivendicato dagli anarchici del collettivo "Circolo dell' hotel" sulla propria pagina Facebook. Spazi da tempo utilizzati dalla compagnia teatrale Fo-Rame. Il blitz è stato deciso nello stesso giorno del raduno milanese dei sovranisti d' Europa, organizzato da Matteo Salvini. Lo stabile, che si trova nella zona sud della città è da tempo utilizzato dalla compagnia teatrale Fo-Rame. «Ne siamo ritornati in possesso dopo un procedimento giudiziario», ha poi fatto sapere Jacopo Fo. Una replica rivolta, sempre via social, a chi gli contestava l' atteggiamento ipocrita di chi ha sempre appoggiato questo tipo di iniziative. «Io non capisco che scelta antifascista è quella di tenere un grande edificio chiuso e abbandonato, in una città dove i bambini che vengono qua scappando dalle guerre dormono per strada», aveva infatti scritto una ragazza sulla pagina social degli anarchici milanesi, rispondendo polemicamente al post di Fo junior. E tra accuse reciproche di fascismo e antifascismo, qualcuno ha ricordato al figlio di Dario l' adesione del futuro premio Nobel alla Repubblica Sociale Italiana (Rsi), scatenando la sdegnata replica di Jacopo e il ricordo del nonno militante del Cnl (Comitato di Liberazione Nazionale) «che organizzava la fuga degli ebrei». Insomma un bel pastrocchio. Una lite tra compagni a chi è più "puro" o chi è più "degno" di essere definito di sinistra. Difficile capire questa situazione, quando è complicato difendere anche chi ha ragione. Perché se è vero che quest' ultima occupazione è abusiva, e quindi un reato ai danni dell' erede della coppia Fo-Rame, fa sorridere che a criticare gli occupanti sia proprio chi li ha sempre difesi. Non bisogna poi andare tanto indietro con gli anni. Era, per esempio, il maggio del 2012, a Milano governava la giunta arancione del sindaco Giuliano Pisapia e Dario Fo fornì il suo appoggio al collettivo dei lavoratori dell' arte che prese possesso abusivamente della Torre Galfa, l' ex grattacielo della Fonsai di Ligresti. Acclamato a gran voce, il commediografo definì «folle» lo sgombero rivolgendo un invito accorato al Comune perché potesse consentire agli occupanti di accedere anche a uno delle centinaia di spazi vuoti, non utilizzati, sparsi in tutta la città. E suona ipocrita così l' irritata reazione di Jacopo Fo, nei confronti di chi questa volta ha occupato uno spazio di sua proprietà. Assomiglia a quella tipica reazione che in Inghilterra definiscono con l' acronimo Nimby (Not In My Back Yard, «Non nel mio cortile»). Una storia, l' ipocrisia della sinistra italiana, che Giorgio Forattini disegnò cosi bene nel 1977 con una vignetta su Repubblica in cui il segretario dell' allora Pci, Enrico Berlinguer, in vestaglia e pantofole intento a leggere l' Unità nel salotto di casa, era infastidito perché dalla finestra gli arrivavano gli echi di una manifestazione di metalmeccanici. di Giampiero De Chiara

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