Cerca
Cerca
+

Eugenio Scalfari ammette: "L'Unione Europea un sogno infranto", si iscrive al club degli euroscettici

Davide Locano
  • a
  • a
  • a

Non deve essere facile per uno che ha passato gli ultimi anni a inveire contro i sovranisti ritrovarsi sul loro stesso fronte. E non deve essere facile per uno che ha iniziato la carriera scrivendo su un giornale chiamato L' Europeo, e si è sempre detto convinto europeista, annunciare che l' Europa è morta. O, forse, non è mai nata. Il certificato di morte del nostro continente e del suo progetto politico è riassunto nell' editoriale di ieri di Eugenio Scalfari sul la Repubblica, significativamente intitolato «Europa, quel nostro grande sogno che non esiste più». Il celebre giornalista, che ha superato le 95 primavere, constata che l' Europa, nata un quarto di secolo dopo di lui, è già moribonda, destinata a scomparire prima di lui stesso. IL PECCATO ORIGINARIO In questo addio all' Ue, estrema unzione giornalistica sul corpo lacerato del continente, Scalfari si rende conto che non solo è fallito il progetto ispirato al Manifesto di Ventotene, quel modello politico che immaginava un' Europa confederale, con una guida forte scelta direttamente dal popolo, e magari un' unica linea politica finanziaria e una polizia comune. Ma è fallita l' Europa anche nella gestione degli affari correnti e nel confronto con i competitor globali, nella necessità di fare la voce grossa davanti alle minacce attuali, come l' attacco turco, i dazi voluti dagli Usa o la concorrenza sleale da parte della Cina. Non è morta solo l' Europa ideale, e un po' utopica, sognata a Ventotene. Ma è scomparsa pure l' Europa reale, che dovrebbe governare il presente e le sue sfide. Restano solo le istituzioni, anziché un' identità politica e di popolo comune: «L' Europa», avverte Scalfari, «vive soltanto per ciò che riguarda le cariche dell' Unione: i parlamentari, il presidente della Commissione, i commissari addetti alle varie funzioni burocratiche: tutti nomi, tutte parole, tutti apparentemente dotati di potere». Per fare questa diagnosi, Scalfari risale alle origini dell' Europa politica, alla nascita della Ceca quasi 70 anni fa e ai Trattati di Roma del '57. Ed evidenzia il fattore che, a suo giudizio, avrebbe contribuito a demolire il progetto europeo: «L' arrivo della crisi economica americana verificatasi nel 2007 e arrivata in Europa, a cominciare dall' Italia, nel 2008». Il fondatore di Repubblica dimentica tuttavia due altre date cruciali per l' implosione dell' Europa: la prima coincide con il 1989, l' anno del crollo del muro di Berlino che riunì la Germania ma divise nuovamente il continente, tra Nord e Sud e non più tra Est e Ovest, creando un' Europa a due velocità e a trazione tedesca, dimentica degli interessi dei Paesi mediterranei; la seconda è il 1992, l' anno del Trattato di Maastricht e della nascita della moneta unica che, lungi dal rafforzare l' identità europea, ha causato disaffezione verso l' Ue e i suoi rappresentanti. Non è vero che l' euro fu, come scrive Scalfari, uno degli «avanzamenti maggiori» del progetto europeo. Fu semmai l' inizio del suo declino. L'APPELLO AL PAPA Sia chiaro, le ragioni del fallimento europeo sono tante e si possono discutere ma è un fatto che Scalfari sia entrato nel club degli euroscettici, così come è una notizia che ora egli quasi si appelli, come extrema ratio, a un' Europa fondata sull' identità cristiana e trainata da un' autorità spirituale, allorché riconosce l' unico elemento di coesione del continente nel suo "amico" Papa Francesco. «Se dovessimo trovare un lembo di paradiso terrestre», avverte Scalfari, «dovremmo pensare a persone come papa Francesco. Lui è un uomo che viene ascoltato da popolazioni assai diverse l' una dall' altra. Ha un potere di comunicazione che da secoli non esisteva più». Noi, a essere sinceri, avremmo proposto un altro pontefice per questa missione. Ma tant' è: anche per l' ateo Scalfari ormai solo un dio, o un papa, può salvare l' Europa. di Gianluca Veneziani

Dai blog