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Coronavirus, Massimo Clementi sulle varianti: "Perché sono una buona notizia, segno che il Covid è alle corde"

Alessandro Gonzato
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Professore: la presenza di tutte queste varianti significa che il virus è alle corde e sta lottando per sopravvivere?
 «È così. Il virus ha un solo obiettivo: replicarsi. Ora però ha a che fare con una parte di popolazione già vaccinata e con un'altra che ha già superato la malattia e che quindi a sua volta ha gli anticorpi. Vorrei anche ricordare una cosa: il virus arrivato da Wuhan era già una variante, perché gli orientali hanno una concentrazione di recettori "ace2" - quelli a cui il virus si attacca per entrare nelle cellule - tre volte superiore agli europei e ai nordamericani. Fin da subito il Covid si è trovato in una situazione in cui o migliorava la capacità di agganciarsi all'organismo oppure moriva. E pensare che alcuni "apostoli" della scienza dicevano che il virus non era in grado di mutare».

Massimo Clementi è un'autorità nel campo della virologia. Prorettore alla Didattica e professore all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia, autore di 400 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali, fa parte dell'American Society for Microbiology e della United States-Israel Binational Science Foundation, ed è tra i soci fondatori della Società italiana di Virologia medica. È inoltre titolare di 11 brevetti di potenziali farmaci antivirali concessi per la maggior parte in Europa e negli Usa.

Ripartiamo da qui: Biden vuol revocare i brevetti dei vaccini anti-Covid, l'Ue è divisa. Lei che ne pensa?
«Non sono contrario a prescindere, ma sono abbastanza perplesso sulla fattibilità, prima di tutto perché i vaccini a "Rna" sono realizzati utilizzando tante componenti, immagini delle materie prime da reperire in giro per il mondo, e queste sono limitate, tanto che le stesse aziende produttrici ne lamentano la carenza. Poi va evidenziato che i brevetti nascono da piattaforme tecnologiche che vanno conosciute alla perfezione, altrimenti il prodotto finale rischia di essere difettoso. Comunque, me lo lasci dire, questo dibattito è nato in modo strano».

A cosa si riferisce?
«Si è innescato dopo le tragiche notizie che arrivavano dall'India. Ora: sull'India si può dire di tutto tranne che manchino i vaccini, dato che è uno dei massimi produttori ed esportatori mondiali, eppure l'India ha vaccinato solo il 2% degli abitanti, è una delle nazioni che ha vaccinato meno. Anche la stessa Ue, dopo l'entusiasmo iniziale, durante il congresso di Oporto ha fatto un passettino indietro sulla questione dei brevetti».

Se fosse stata affrontata lo scorso autunno anziché 15 mesi dopo lo scoppio dalla pandemia sarebbe cambiato qualcosa?
«Non credo. Siamo di fronte a prodotti altamente biotecnologici. I vaccini devono essere prodotti garantiti e rispondere ai massimi livelli di sicurezza». Torniamo alle varianti, agitate come spauracchi da certi suoi colleghi. «Il virus non muta all'infinito. In realtà, pur mescolate in maniera diversa, si stanno ripetendo le stesse mutazioni. Ma la cosa ancora più importante è che tutte le varianti, almeno fino a questo momento, vengono bloccate o quantomeno fortemente contrastate dagli anticorpi prodotti dai vaccini».

Ha senso che i vaccinati indossino la mascherina all'aperto?
«Non ha valore scientifico. Credo che l'obbligo sia stato mantenuto per non far passare il messaggio del "liberi tutti"».

Un po' di frasi fatte tra politica e talkshow:
«Siamo all'ultimo miglio», «vediamo la luce in fondo al tunnel», «serve ancora un piccolo sforzo».

Professore: ci dica qualcosa di concreto.
«In Italia l'epidemia sta decrescendo: tutti i parametri sono in calo. Sta arrivando il caldo, si starà molto di più all'aria aperta e rispetto all'anno scorso abbiamo i vaccini. Se non faremo stupidaggini non avremo grossi problemi».

Di che stupidaggini parla?
«Penso alle adunate di piazza o a 80 mila spettatori negli stadi. Ci vuole gradualità».

Si va verso la rimozione o comunque la modifica del coprifuoco.
«Una regola presa senza la minima base scientifica e per certi aspetti dannosa: senza coprifuoco, ad esempio, i ristoranti potrebbero fare più turni e diminuire la concentrazione di persone».

Insomma: come la mascherina all'aperto per i vaccinati.
«Direi di sì».
 

Ritardare ulteriormente il richiamo vaccinale è pericoloso?
«Se non abbiamo vaccini a sufficienza facciamo bene. Anche l'Inghilterra ha fatto così, all'inizio ero dubbioso ma di fronte all'evidenza mi sono ricreduto, chapeau di fronte alla scelta di Boris Johnson. A sentire il generale Figliuolo però i vaccini ci sono, e quindi sarebbe meglio somministrarli secondo la procedura indicata nella validazione».

Per il richiamo si può usare un vaccino diverso?
«In teoria sì: però ripeto, io seguirei sempre la scienza, gli studi di validazione. Poi è chiaro che in situazioni d'emergenza le procedure possono cambiare. Però l'emergenza va evitata. Molti lo dimenticano, ma questa, pur con un impatto totalmente diverso, è la terza epidemia di Coronavirus in vent' anni. Bisogna studiare in modo sempre più approfondito ciò che accade tra alcuni animali selvatici in determinate zone del mondo e l'uomo. E non bisogna trascurare che in tanti Paesi la vaccinazione è ancora pressoché inesistente. Una volta che l'Europa avrà raggiunto l'immunità di gregge non ignori questo dato, perché le persone continueranno a circolare. Non finirà tutto di colpo».

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