Niccolò Ghedini contro Il Fatto Quotidiano di Travaglio: "Campagna diffamatoria". Soldi, l'ultima vergogna contro Berlusconi
Altra battaglia tra Silvio Berlusconi e il quotidiano di Marco Travaglio. A svelare l'ultima colata di fango, ormai abituale, è l'avvocato del leader di Forza Italia Niccolò Ghedini. "Anche quest’oggi Il Fatto Quotidiano continua nella sua diffamatoria campagna sulla provenienza di alcune asserite somme di denaro, che sarebbero pervenute in modo non trasparente 40/50 anni or sono a Fininvest e al presidente Berlusconi - è la premessa, salvo poi scendere nel dettaglio -. Per farlo cita in modo non corretto le dichiarazioni del dottor Giuffrida, che è stato invece chiarissimo e definitivo di fronte all’Autorità giudiziaria".
Morale? "Nessuna opacità nei flussi di denaro". Ma le accuse del quotidiano manettaro di Travaglio non finiscono qui. Il legale del Cav ricorda al Fatto che "per quanto riguarda la sentenza di primo grado nei confronti del dott. Marcello Dell’Utri si deve ricordare che non solo non è definitiva, ma non riguarda in nessun modo Fininvest o il presidente Berlusconi, che non erano parti in quel processo". E come tale si tratta "di un passaggio motivazionale ancora sub judice senza alcun valore neppur indiziario". Nonostante questo il quotidiano si è ben visto da smentire le informazioni date a favore di quella che Ghedini definisce "realtà processuale correttamente rappresentata", nella "pervicace volontà di diffamare ancora una volta il Presidente Berlusconi e la Fininvest".
"Quando Berlusconi disse no". Segrete stanze: tutta la verità sul golpe giudiziario contro il Cav
Già dal titolo dell'articolo dedicato a Berlusconi, apparso nell'edizione del 25 giugno sul Fatto, si evince parecchio: "Il verdetto che smentisce Ghedini sui soldi di B". Nel pezzo a firma di Giuseppe Lo Bianco si legge che "l'origine dubbia dei capitali della Fininvest è stata indagata a metà degli anni '90 dalla Procura di Palermo in un'inchiesta nei confronti di Silvio Berlusconi per il reato di concorso in associazione mafiosa". Il Fatto riporta così gli atti dai quali emerge "una prima perizia del funzionario di Bankitalia Francesco Giuffrida che dopo avere rilevato 8 versamenti rimasti senza riscontro per alcune decine di miliardi di lire su conti Fininvest si riservava di verificare alcuni elementi in una seconda consulenza, che non fu mai disposta, per lo scadere dei termini di indagine". Poi, si legge ancora della "scarsa trasparenza o l'anomalia di molte delle operazioni finanziarie effettuate dalla Fininvest negli anni 1975-84 che non hanno trovato smentite nelle conclusioni del consulente della difesa".