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Riccardo Muti, le sconvolgenti parole del maestro: "Mi sono stancato della vita, preferisco togliermi di mezzo"

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Una lunga, lunghissima intervista concessa da Riccardo Muti e firmata da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Un colloquio in cui il grande direttore d'orchestra si confessa a tutto campo. A partire dal suo primo ricordo. "La guerra - spiega -: mio padre in divisa da ufficiale medico. Poi, nel 1946, una gita in carrozza a Castel del Monte".

Nato a Napoli nel 1941, Muti è stato dal 1968 al 1980 direttore principale e direttore musicale del Maggio Fiorentino, e dal 1986 al 2005 direttore musicale del Teatro alla Scala di Milano. "Spero di passare in contemplazione del castello questi ultimi anni che mi restano", sospira. Dunque gli si ricorda che ne compirà ottanta tra un mese. E a quel punto, ecco che Muti afferma: "Mi sono stancato della vita". Parole pesanti, dure, aspre, che fanno riflettere.

Perché? "Perché un mondo in cui non mi riconosco più - riprende -. E siccome non posso pretendere che il mondo si adatti a me, preferisco togliermi di mezzo. Come nel Fastaff: Tutto declina". E Cazzullo: "Insisto, perché dice questo?". Dunque Muti aggiunge: "Perché ho avuto la fortuna di crescere negli anni '50, di frequentare il liceo di Molfetta dove aveva  studiato Salvemini, con professori non severi; severissimi - rimarca -. Ricordo un'interrogazione di latino alle medie. L'insegnante mi chiese: Pluit aqua; che caso è aqua? Anziché ablativo, risposi: nominativo. Mi afferrò per le orecchie e mi scosse come la corda di una campana. Grazie a quel professore, non ho più sbagliato una citazione in latino. Oggi lo arresterebbero", conclude Muti. Con una grandissima lezione di vita.

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