L'opinione
Chiara Ferragni nel mirino di Massimo Cacciari: "Quanti referendum proporrà in un mese?", la deriva italiana
Massimo Cacciari non vede di buon occhio i referendum condotti online, grazie alla firma digitale. La sua posizione traspare con chiarezza dall’editoriale pubblicato sull’Espresso, in cui analizza il fenomeno dal punto di vista sociale e politico, arrivando a tirare in ballo persino Chiara Ferragni. Tutto parte dalle 500mila firme, che “non costituiscono più alcun problema, basta sia ammessa la firma digitale, e come non permetterla oggi?”.
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“Se il quesito è proposto da un influencer anche di mediocre calibro - scrive Cacciari - il numero può essere raggiunto senza difficoltà. Quanti referendum potrebbe proporre in un mese la Ferragni? E l’adesione? Attraverso gli ‘i like’, ovviamente. E ovviamente raccolti a ‘distanza sociale’, ognuno di fronte al proprio schermo, bene ‘assicurato’ alla propria più o meno comoda dimora”. Cacciari ritiene questa una “deriva” e si chiede se sia arrestabile.
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Per l’ex sindaco di Venezia di certo c’è che “la proliferazione di iniziative referendarie è lo specchio impietoso di un processo di de-formazione dell’attività legislativa in atto ormai da decenni in questo paese, e non solo”. Inoltre secondo Cacciari “più l’adesione a un referendum assume i caratteri de-responsabilizzati tipici dell’’i like’, più emerge come suo vero, per quanto inconsapevole, carattere la general-generica richiesta di un superamento delle forme tradizionali di democrazia rappresentativa”.
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