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Chiara Ferragni, "non dice la verità": aborto e Meloni, cosa non torna

Daniela Mastromattei
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Chiara Ferragni da Ibiza, dove è in vacanza con Fedez e i figli Vittoria e Leone, ne combina una al giorno. L'altro ieri ha pubblicato una foto insieme al marito in bilico su una roccia che è stata bocciata dai follower: in molti hanno definito la situazione pericolosa e un cattivo esempio per i più giovani. Non contenta, a meno di 24 ore dall'avvio della campagna elettorale di Giorgia Meloni ad Ancona, attacca Fratelli d'Italia, sostenendo (su Instagram) che «ha reso impossibile l'aborto nelle Marche che governa...».

 

 

Immediata la replica di Isabella Rauti, responsabile del dipartimento famiglia di Fdi e di Eugenia Roccella candidata nelle liste di Fdi: «Se la stampa e le influencer vogliono occuparsi seriamente dell'aborto nella regione Marche, dovrebbero informarsi sulla base dei dati e consultare le relazioni annuali al Parlamento sulla legge 194. Per esempio, leggendo l'ultima firmata dal ministro Speranza si evince che nelle Marche l'offerta del cosiddetto servizio di Ivg è di gran lunga superiore a quella nazionale: le interruzioni volontarie di gravidanza, possono essere effettuate nel 92,9% delle strutture sanitarie mentre la media italiana è del 62%». Dati alla mano, Rauti e Roccella non si fanno dare lezioni dall'influencer che tratta borse e vestiti.

 

 

E precisano: «Per quanto riguarda gli obiettori, il numero di aborti a carico dei medici non obiettori è 0,8 aborti a settimana, non sembra quindi che l'obiezione di coscienza, diritto civile previsto dalla legge 194, sia un ostacolo. Per quanto riguarda il cosiddetto "aborto chimico" (pillola RU486), invece, va ricordato che le linee guida del Ministero non sono vincolanti e soprattutto che quelle attuali, emanate dal ministro Speranza, non rispettano la stessa legge 194, quando prevedono che l'aborto possa essere effettuato nei consultori ovvero fuori dalle strutture ospedaliere. È doveroso ricordare anche che la pillola Ru486 è un aborto più economico per il servizio sanitario ma più pericoloso perla salute delle donne, considerati i numerosi effetti collaterali e una mortalità più alta». Più chiaro di così.

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