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Da "Peggy" Thatcher alla Meloni: donne in politica, destra da record

Giorgia Meloni

Marco Petrelli
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Prima donna a capo di un esecutivo in Italia. Questo è il destino di Giorgia Meloni, l’indomani del travolgente successo elettorale di Fratelli d’Italia. Ma l’idea di una donna, conservatrice, primo ministro fa storcere ad alcuni, specie a quegli alcuni della rive gauche che sì vorrebbero parità fra uomo e donna, purché la donna la pensi come loro. Accettare dunque che il “primato” di prima donna a Palazzo Chigi appartenga alle destre è cosa difficilissima… per quanto la storia ci dica invece che è assolutamente normale. 

Margareth “Peggy” Thatcher - La Lady di Ferro dell’Inghilterra anni ’80 è stata una donna da record: prima a ricoprire l’incarico di premier ricoperto per tre volte, dal 1979 al 1990, unicum nel Regno Unito. In quel periodo la Gran Bretagna era davvero in “quota rosa”: Regina Elisabetta II capo dello stato, la Thatcher primo ministro. Avviò una serie di riforme che rafforzarono, in chiave neoliberista, l’economia inglese e riducendo il ruolo dei sindacati; in politica estera la sua fermezza fu proverbiale, tanto da entrare nel mirino di terroristi arabi, indipendentisti nordirlandesi e, pare, anche del KGB. Fermezza che, comunque, le fece meritare quell’appellativo “Lady di Ferro”. Il primo mandato la vide impegnata ad affermare la sovranità della corona sulle Falkland/Malvinas. Una guerra breve ma dura, con tanto di sbarchi anfibi, combattimenti aerei ed una nave affondata, l’ Almirante Belgrano, da un sottomarino di Sua Maestà. Peggy ne uscì vincitrice, sconfiggendo il Generale Leopoldo Galtieri dittatore dell’Argentina.

Sarà anche Presidente del Consiglio europeo, per quanto i rapporti fra la Lady di Ferro e l’UE non siano mai stati distesi… 

Angela Merkel - Nata in Germania est, figlia di un pastore protestante, la sua ascesa politica inizia nel 1989, appena dopo la caduta del Muro, nelle file di Risveglio Democratico formazione politica della Repubblica Democratica Tedesca di orientamento cristiano e conservatore. Alle prime elezioni libere del 1990, assume il ruolo di portavoce dell’esecutivo di Lothar de Maizière, primo governo non comunista della DDR ed ultimo nella storia dello stato socialista tedesco. Succeduta a Kohl come segretario della CDU (Partito democratico tedesco) nel 1998, nel 2000 è la prima donna presidente del partito e, nel 2005, prima donna a ricoprire la carica di cancelliere, la più giovane e prima a provenire dall’ex Germania orientale. Rimase in carica per sedici anni, fino al 2021. Prima di lei solo Hitler era rimasto tanto al potere, con la sola differenza che, dall’anno dell’elezione a cancelliere nel 1933, aveva attuato la svolta totalitaria che, purtroppo, ben conosciamo.

Evita Duarte Peron - Compagna di vita del presidente-autocrate dell’Argentina Juan Domingo Peron non ebbe mai un ruolo secondario nella politica del suo paese. Amatissima dalla base popolare argentina, promotrice dell’equiparazione dei diritti fra uomini e donne, è la sola  personalità politica al mondo a detenere il titolo di “Leader spirituale” assegnatole, in chiave perpetua, nel 1951, anno della sua morte. Unico caso al mondo ed unico in un paese democratico. Alle elezioni del 1950 si candidò alla vice presidenza, sostenuta dai sindacalisti e dal popolo al grido di: “Ahora, Evita, ahora!”. Le condizioni di salute da un lato e dall’altro l’ostilità di parte della società argentina per quella carica, così importante, in mano ad una donna,  spinsero Evita ad annunciare pubblicamente la rinuncia alla corsa elettorale. 

Vaira Vīķe-Freiberga - Indipendente, pur di posizioni nazionaliste. Presidente della repubblica di Lettonia per due mandati, dal ’99 al 2007, orientò il paese verso l’UE. Donna ancora amata in Lettonia, è difficile tuttavia condividere alcune sue posizioni come quando minimizzò il ruolo del campo di Salaspils, declassandolo a “campo di lavoro”. Pur essendo nato con tale scopo, il campo si trasformò in un inferno per i deportati, soprattutto bambini per i maltrattamenti subiti e per fame e malattie. 

Alcune sono state grandi donne; altre grandi per i loro paesi poiché ne hanno saputo difendere a spada tratta gli interessi. Altre ancora, come Vīķe-Freiberga, le citiamo solo per il primato, non certo per discutibili esternazioni… Leader femminili di partiti conservatori, euroscettici, nazionalisti si segnalano dalla Francia (le due Marion e Marchal Le Pen), dunque, capaci di imporsi sugli avversari politici e di raccogliere la stima ed il sostegno dei loro compagni, maschi, di partito. Certo, farebbe più comodo continuare a dire che il conservatore relega la donna ad angelo del focolare e il progressista la tratta come un suo pari. Comodo ai progressisti ed a chi ragiona ancora per luoghi comuni.  Per tutti gli altri, la Storia si mostra ancora una volta Maestra di Vita. 

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