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"Il male non è qui": la "Iena" che aveva previsto tutto, Pecoraro e "l'ossessione Messina Denaro"

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"Il male non è qui", il libro della "Iena" Gaetano Pecoraro, aveva previsto tutto. Nella rilettura romanzata della caccia al super-latitante di Cosa Nostra di fatto ci sono i ritardi, le esitazioni ma anche l'ossessione da parte degli inquirenti per la ricerca di quell'uomo che ha tenuto in scacco un intero Paese per oltre 30 anni. Il protagonista del libro è Mimmo Bosso, un giovanissimo magistrato che torna proprio nella sua Sicilia dopo aver vinto il concorso in magistratura. È preparato, ha tanta voglia di fare bene. Appena arrivato si trova davanti all'agitazione della procura per una indagine che riguarda i piani alti della mafia e che di fatto, per vie traverse, porterà il giovane magistrato sulle tracce di Messina Denaro. In un istante, Bosso decide che l'obiettivo del suo lavoro sarà quello di stanare il boss dei boss. E nella affannosa ricerca di indizi, il magistrato si imbatte nelle rivelazioni di sue donne e in un delitto passionale del passato che in tanti hanno dimenticato. Ed è lì, in queste pieghe, che accarezza il sogno di mettere le mani sul super-latitante. "Racconto Bosso come 'il signore degli ergastoli' per i tanti arresti fatti. Ma, dopo aver fallito per anni la cattura di MMD, poi è finito al Tribunale dei minori. La storia di un mediocre? No, era solo che la partita era truccata, ed è proprio questa la sensazione. Ci sono corpi speciali che con tanti finanziamenti si occupano ancora oggi di cercare questo latitante: ci lavorano da anni, eppure mai un risultato. Tanti magistrati sono stati messi da parte, altri invece hanno fatto carriera. Io dico solo che dovremmo seguire quello che dice Fiammetta Borsellino: indagare la mafia, ma anche i 'colleghi' di suo padre. Le forze sane di questo Paese  devono essere libere di indagare, ce lo meritiamo", aveva detto Pecoraro. Una profezia che si è avverata. Quelle forze sane hanno fatto il loro lavoro e hanno messo le mani sul latitante "imprendibile" finito in manette in una clinica di Palermo.

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