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Travaglio, insulti al governo Meloni: "Cialtroni da Tso"

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È una valanga di insulti e odio contro il governo di Giorgia Meloni l'editoriale di Marco Travaglio su Il Fatto quotidiano. "Non potendoli purtroppo affidare agli infermieri per un bel Tso collettivo (hanno l’immunità pure da quello), non resta che guardarli e farsi quattro risate. Parliamo dei cialtroni che ci sgovernano e che i cretini de sinistra chiamano 'sovranisti' o 'fascisti', senz'accorgersi che qualunque aggettivo diverso da 'berlusconiani' li nobilita", attacca il direttore.

 

 

In questo scenario la premier "ha il grave torto di averli riciclati e arruolati con maquillage posticci sotto le insegne della presunta 'destra', li aveva pregati di dismettere almeno per un giorno i piedi di porco, i grimaldelli, i passamontagna e le calzamaglie nere e di travestirsi da persone perbene, per poter celebrare l’anniversario di Borsellino senza lanci di pomodori", prosegue Travaglio. Ed "era riuscita persino a levare per qualche ora il fiasco a Nordio, che s’era affacciato in Parlamento per dire l’opposto di ciò che ha sempre detto e pensato sul concorso esterno (anche se continua a confonderlo con il concorso di bellezza). Mattarella se l’era bevuta e aveva sbloccato la schiforma della giustizia". 

 

 

Insomma, conclude Travaglio, "tutto sembrava filare liscio, quando alla Camera s’è votato sulla direttiva anti-corruzione del Parlamento e del Consiglio europei" però "a bocciare il documento Ue sono state proprio le destre, con le consuete ruote di scorta calendian-renziane. Il motivo l’ha spiegato il relatore meloniano Antonio Giordano col solito gargarismo 'garantista' pieno di vuoto: le norme più dure contro le euromazzette sarebbero - testualmente – 'in palese contrasto con i principi di sussidiarietà e proporzionalità'". Una "supercazzola", attacca ancora, che "ricorda quelle di B.&Bossi per bocciare nel 2001 il trattato sul mandato d’arresto europeo ('garantismo' contro 'Forcolandia'). E serve a celare il terrore che pervade il grosso dei parlamentari quando leggono, accanto al rinfrancante termine 'corruzione', il terribile prefisso 'anti'. 

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