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Piero Fassino, cedolino e menzogne: quanto prende (davvero) al mese

Alessandro Gonzato
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Come Comunardo Niccolai. Il recordman di autogol giocava nel Cagliari. Comunardo, in onore della comune di Parigi, il padre era un fervente antifascista. Piero Fassino, cresciuto nel Torinese a falce e martello, ha giocato nelle giovanili della Juve. L’autorete di ieri è clamorosa. La sinistra tuona contro il governo Meloni per il taglio al reddito di cittadinanza, e lui alla Camera sventola la sua busta paga, «che non è uno stipendio d’oro». Il “salario minimo” di Piero Fassino è di 4.718 euro netti al mese. Minimo. Poi come ogni parlamentare il deputato Dem ha l’autostrada gratis, idem aerei, treni e navi per le tratte nazionali. La Camera gli assicura altri 1.200 euro all’anno di spese telefoniche, 100 al mese. Al netto, dunque, viaggiamo oltre i 5mila. Più altri 5.500 a inizio mandato per l’acquisto di pc e smartphone, e cosa fai, non li spendi? «Uno dei luoghi comuni è che i parlamentari, in particolare i deputati, godono di stipendi d’oro», puntualizza l’onorevole Dem. «Ora, io ho qui con me il cedolino di luglio che tutti avete ricevuto, da cui risulta che l’indennità lorda di un parlamentare è 10.435 euro, da cui giustamente vengono defalcati (ha detto così, ndr) il prelievo irpef, l’assistenza sanitaria, la previdenza dei deputati, a proposito di vitalizi, per la previdenza sono mille euro al mese che vengono defalcati, le addizionali regionali e le addizionali comunali».

 

 

L’ESORTAZIONE
L’ex sindaco di Torino si è astenuto in occasione del voto sulla stretta ai vitalizi: «L’ordine del giorno ha un impianto demagogico e populista». Poi, dicevamo, il colpo da maestro: «Questo cedolino è uguale per tutti, è di 4.718 euro al mese. Va bene così? Sì, va bene. L’unica cosa che chiederei a tutti i colleghi è, d’ora in avanti, ogni qualvolta sentite dire e non diciamolo noi per primi, che i deputati godono di stipendi d’oro...». Fassino cerca di fare proseliti, e noi non gridiamo alla casta, perché è vero che 4.718 euro al mese - fosse davvero questa la cifra, e non lo è - non rendono ricchi sfondati. E però è una questione di opportunità, di tempismo totalmente sbagliato. Quasi 5mila euro al mese sono il quadruplo dello stipendio medio di un italiano, che peraltro l’autostrada, il telefono e l’aereo - quando può prenderlo - se li paga da solo. Fassino è entrato in parlamento nel ’94, è stato ministro, sottosegretario, è stato nelle Commissioni parlamentari più prestigiose. Tutte entrate aggiuntive.

 

 

Dopo lo sventolio dello stipendio, sui social è stato subissato di sfottò, critiche e insulti, quest’ultimi sbagliati. Alcuni hanno lanciato una campagna fondi per aiutare «l’indigente Fassino».  Su Twitter l’hashtag “Fassino” è entrato subito tra i più usati, al quarto posto nel momento in cui scriviamo, appena sotto #Buffon. Il primo attacco politico è dell’ex onorevole grillina Raffaella Lombardi, che evidenzia: «Le tasse il parlamentare le paga solo sull’indennità, mentre sui rimborsi, senza giustificativi, che ti metti quindi in tasca che tu li spendi o no, non ci paga un euro. Ora, il lavoro di responsabilità si paga. E potremmo aprire una grossa discussione sulle responsabilità dei parlamentari. Ma almeno la decenza di non fare queste pantomime pauperiste sarebbe gradita, visto che gli italiani pagano le tasse su tutto lo stipendio».

 


 

IL SOLDATO PIERO
La Lombardi era tra le più infervorate che gridavano «O-ne-stà, O-ne-stà!», e l’evoluzione dei 5Stelle è nota. La Schlein è spalle al muro: «Fassino parla a titolo personale, noi continuiamo a batterci per il salario minimo». Fassino diffonde un comunicato: «A ulteriore chiarificazione ribadisco che, detratte dall’indennità lorda i prelievi fiscali nazionali e locali e la quota previdenziale, l’indennità netta mensile che ogni deputato percepisce è di 4.718 euro (...) devolvo al Pd nazionale e veneto in misura di 2.500 euro per il sostegno alle attività politiche, utilizzando i restanti mille...». Salvate il soldato Piero. 

 

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