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Lampedusa, Giacomo Sferlazzo: chi è l'agitatore delle proteste anti-governo

Alessandro Gonzato
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Le fattezze sono a metà tra Mangiafuoco e Donato Cavallo, l’ultrà milanista creato negli anni ‘80 da Diego Abatantuono, protagonista del film Eccezzziunale veramente: «Ordine del giorno, il derby: sarò breve e circonciso», arringava la folla, Cavallo, in meridionale stretto. «Io vi dico e ridico, in qualità di condottiero delle brigate rossonere, che la parola d’ordine è sempre la stessa: “Viuleeeenzaaa”!», e giù applausi.

Giacomo Sferlazzo, autoproclamatosi capopopolo di Lampedusa - ma il suo popolo è sparuto- non incita alla pugna né dorme a fianco del poster di Rivera. E però la barba e i capelli neri e arruffati, la bramosia di protagonismo oltre al fisico corpulento, i modi e i gesti ricordano eccome il “Ras della Fossa”.

L’ATTIVISMO
Sferlazzo ha 43 anni, è nato sul litorale romano e vive da tempo sull’isola siciliana. Si definisce cantautore, artista, e attivista. Comunista ma non di sinistra. Chissà se ottimista. È l’anima del “movimento politico e culturale Pelagie Mediterranee” e del collettivo Askavusa, che promuove “l’antirazzismo convinto e il multiculturalismo integrale”. Sul profilo Facebook di Sferlazzo-Cavallo garriscono le bandiere della Palestina. Interviste, trasmissioni, tivù e giornali. A Lampedusa dove c’è una telecamera c’è Sferlazzo. È il suo momento. «Damme la uno, damme la due, damme la tre», diceva Funari. Sferlazzo è lo Stefano Puzzer del Mezzogiorno. Puzzer, il leader triestino no-vax-no-green pass che aspirava a un posto in parlamento e invece ha perso anche quello al porto. Domenica Sferlazzo bramava di dirne quattro a Giorgia Meloni. La notte prima, su Facebook, aveva scritto: «Come mi piacerebbe fare un confronto pubblico con il presidente del Consiglio». Argomento migranti, ovviamente. L’indomani nel centro di Lampedusa si è piazzato davanti alle auto di scorta della premier, lei è scesa e gli ha parlato.

 

LO SHOW
Sembrava che il Puzzer del Sud dovesse fare fuoco e fiamme, si pensava ai botti della festa della Madonna di Porto Salvo - sentitissima sull’isola ma l’arruffatissimo capopopolo non è andato oltre le miccette. E dire che qualche ora prima, in piazza della Libertà davanti alle telecamere il tono era ben più deciso: «A quanto pare arriveranno, si chiuderanno in una stanza, diranno le solite cose e partiranno». Parlava della Meloni. Non è andata così. «Siccome il vento è cambiato, noi pretendiamo che chiunque, chiunque viene qui» - letterale, detto roteando il braccio - «deve passare dalla piazza, ci saluta e ci deve dire “state tranquilli che noi stiamo lavorando per la vostra pace, per i diritti dei migranti, e per mantenere la situazione in uno stato di calma”... Fino a quando loro non fanno così, è meglio che non vengono a Lampedusa. Io o entro qualche minuto», ha proseguito Sferlazzo, «non ho un invito per l’amministrazione, per l’opposizione comunale e per una rappresentanza del popolo, o inviterò con calma tutti i cittadini ad andare in aeroporto. Cerchiamo di capire che il vento è cambiato».

 

Il giorno prima era al telefono col questore, sempre in piazza e coi microfoni sotto. Il questore l’ha invitato per un caffè, lui ha risposto che visto il clima era meglio una camomilla, e il questore si è congedato con un «camomilla e più pilu per tutti». Risate fragorose. Quando domenica la Meloni ha ripreso la via dell’aeroporto, Sferlazzo ha provato a riprendersi la ribalta mediatica: in piazza ha strappato la scheda elettorale. Sperava di finire sulla Bbc. È finito in trenta smartphone, la metà di tedeschi che non capivano niente. Erano anche reduci da una mangiata pantagruelica. Adesso Sferlazzo in piazza Della Libertà ha lanciato «l’assemblea permanente». Come Puzzer a Trieste. Donato Cavallo dopo il derby contro l’Inter si azzuffò con Sandrino il Mazzuolatore. Sferlazzo alla fine è pacifico, pare. Esclama a favore di telecamere che «Stato e Unione Europea» stanno rovinando la festa della Madonna di Porto Salvo. Dietro di lui c’è una signora sulla sessantina vestita di nero con una bustina di camomilla che le penzola da un orecchio.

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