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Chiara Ferragni, "aperta un'altra inchiesta": dopo la Finanza, altro guaio

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Anche la Procura di Prato ha aperto un fascicolo di indagine sul caso del pandoro Balocco Pink Christmas firmato da Chiara Ferragni. E' l'ultima tappa del pandoro-gate che prima di Natale ha travolto l'influencer di Cremona: mesi fa la denuncia da parte di Selvaggia Lucarelli di una campagna di beneficenza per i bimbi malati dell'ospedale Regina Margherita di Torino, quindi la maxi-multa da oltre un milione di euro comminata dall'Antitrust alla industria dolciaria e alla stessa Ferragni, costretta a pubblica un video sui social in lacrime in cui annunciava il bonifico da un milione di euro effettuato all'ospedale torinese a mo' di risarcimento per "l'errore di comunicazione" commesso dal suo staff. Quindi l'apertura di un faldone "contro ignoti" alla Procura di Milano, su cui da mercoledì sera ha messo mano la Guardia di finanza. E, ora, la bomba toscana.

La notizia riportata oggi dalla stampa locale, da Il Tirreno a La Nazione, è stata confermata da fonti inquirenti all'agenzia Adnkronos. Dopo la Procura di Milano, competente territorialmente, anche il procuratore facente funzione della città toscana, Laura Canovai, ha aperto un'inchiesta a modello 45, ovvero senza ipotesi di reato e senza indagati, come atto dovuto per l'obbligatorietà dell'azione penale a seguito dell'esposto che l'associazione di consumatori Codacons ha presentato all'autorità giudiziaria in tutta Italia, compresa la Procura di Prato, appunto.

Nel suo esposto all'autorità giudiziaria l'associazione consumatori aveva ipotizzato il reato di truffa aggravata a danno dei consumatori. Secondo il Codacons è stato fatto credere che "acquistando il Pandoro Pink Christmas i consumatori avrebbero contribuito alla donazione" all'ospedale Regina Margherita, "in realtà già fatta dalla sola Balocco" e che "comprando il pandoro si poteva contribuire alla donazione e che la signora Ferragni partecipava direttamente alla donazione, circostanze risultate non rispondenti al vero". Il prezzo maggiorato dei pandori avrebbe coperto, dunque, non le donazioni benefiche ma il ricco cachet della testimonial d'eccezione.
 

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