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Canfora, l'apello di Liberation: "Senza precedenti in Europa dal 1945"

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"E i francesi che si incaz***no", canterebbe Paolo Conte. O che più semplicemente, leggono la realtà italiana del 2024 con le lenti ideologiche post 1968. E così Luciano Canfora viene difeso manco fosse un detenuto politico, un fine intellettuale di opposizione (quale in realtà è) mandato al confino dal regime. 

Liberation, giornale-faro della gauche francese ed europea, ha addirittura pubblicato un appello per il professore, rinviato a giudizio per diffamazione contro la premier Giorgia Meloni. Non per una "idea", ma per quella che i magistrati considerano ipotizzabile come un insulto, "neonazista nell'anima". C'è una bella differenza, insomma, ma a Liberation non se ne sono accorti (o fingono di non accorgersene) e hanno fin qui raccolto già 500 firme.

 

 

 

"In un momento in cui le libertà accademiche sono minacciate in tutto il mondo, noi, storici, filologi, filosofi, editori, giornalisti, vorremmo allertare l'opinione pubblica su una questione estremamente grave, sulla quale finora non è stato pubblicato alcun articolo sulla stampa francese", è l'appello di Liberation con la foto di Canfora sul palco accanto, guarda caso, al sindaco Pd di Bari Antonio Decaro

 

 

 

Per la cronaca, il professore pronunciò quelle parole nell'aprile del 2022 durante un dibattito con gli studenti del liceo scientifico di Bari Enrico Fermi, e la Meloni allora non era premier, ma "solo" leader di Fratelli d'Italia. Come ricorda il Corriere del Mezzogiorno, per Liberation quello contro Canfora è "un processo senza precedenti in Europa dal 1945". Ad aderire all'appello del quotidiano di sinistra illustri pensatori come transalpini come il filosofo Didi-Hubermann, la latinista Florence Dupont, lo storico Vincent Azoulay e vari docenti di università italiane e straniere, dalla Sorbonne a Cambridge. Viene però il sospetto che diradato il fumo della presunta persecuzione, non resterà altro se non l'arrosto bruciacchiato della difesa corporativa.

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