Cerca
Cerca
+

Rocco Buttiglione, le "lezioni" sorprendenti: "Il sesso è dinamite, i ragazzi hanno paura"

Salvatore Dama
  • a
  • a
  • a

Parliamo di Quora. Come l’ha scoperto?
«Due o tre anni fa mi hanno scritto invitandomi a rispondere ad alcune domande. E io ho risposto. Poi quelli a cui ho risposto mi hanno risposto. Io ci ho preso gusto e ho continuato».

Chi l’ha invitata?
«Ah, non mi faccia domande difficili, non mi ricordo. Immagino gli amministratori di Quora. In quel periodo avevano coinvolto anche altre persone. Una di queste era Michelle Obama».

Istruzioni per boomer: Quora è un social network particolare. Non ci sono foto o video, gli utenti interagiscono facendo domande e dando risposte. Clima rilassato, pochi odiatori, è una comunità animata dal dubbio, non dalle certezze. In questa bolla non si esibisce l’addome, ma la conoscenza. E il nostro Fedez è Rocco Buttiglione. Sì, lui. Filosofo, ex ministro per le Politiche Comunitarie, ex leader centrista. Su Quora, quasi 2mila seguaci e 7.300 risposte fornite. Dalla politica estera ai consigli sentimentali. In italiano, inglese e spagnolo.

 

 

 

L’ha preso sul serio?
«Un po’. Domandano e io rispondo».

Quanto ci si dedica?
«Ma no, è una cosa marginale. Quando ho tempo, magari quando sono in vacanza».

Usa il telefonino?
«Oppure il computer».

Con che genere di persone interagisce?
«Premessa: Internet mette a disposizione una quantità infinita di informazioni, ma non dà gli strumenti critici necessari per valutarle. E allora vengono fuori le domande più assurde, quelle che una volta erano le chiacchiere da bar. E sono domande di gente che vuole capire, ma non ha gli strumenti. Io cerco di affermare un metodo basato sulla logica e il controllo delle fonti, invito le persone a una valutazione critica. Le mie figlie dicono che questa è un’estensione della mia insopprimibile vocazione didattica».

Gli utenti sono giovani?
«Giovani e meno giovani, è un pubblico eterogeneo. Io cerco di aiutare. Se vuoi capire la realtà devi conciliare fatti che sono opposti. Prendiamo Gaza: stanno succedendo cose terribili, ma non puoi valutare quei fatti senza ricordare l’assassinio di massa del 7 Ottobre. E andare poi indietro alle motivazioni dell’uno e dell’altro, e capire come si bilanciano torti e ragioni».

Si trova spesso a dare risposte anche sulla sfera personale e sentimentale.
«Sì, qualche volta».

E?
«Mi sono fatto l’idea che dietro molti sfoghi probabilmente ci sia una grande incertezza dei giovani. Hanno paura del sesso».

Paura?
«Il sesso è dinamite. Può rompere una montagna e farti arrivare a una miniera d’oro, ma può esplodere in mano e farti molto male. Io cerco di diminuire l’ansia e la paura dando alcune regole per l’uso».

 

 

 

Tipo?
«Noi avevamo delle regole d’uso. La morale, in fondo, è una regola d'uso della realtà. Oggi i giovani, molto spesso, queste regole non ce le hanno. E allora hanno paura, giustamente. Si creano immagini fantastiche che non corrispondono alla realtà. Perché il grande problema della vita, uno dei più grandi, è l’incontro con il femminile o con il maschile».

È un fatto generazionale?
«Sì. Perché a questi ragazzi hanno detto: fate ciò che volete. Ma la domanda che loro pongono in realtà è: che cosa vale la pena di volere? E nessuno li aiuta a capire. Allora si ritirano. Ci sono studi americani interessanti che segnalano una forte diminuzione dell'attività sessuale, cui corrisponde l'aumento del sesso virtuale oppure la rinuncia alla dimensione sessuale, cioè una repressione assoluta autoimposta».

Troppi porno.
«L’amore non è solo istinto.Il rapporto con l’altro sesso chiede di essere contenuto in una relazione personale. Il sesso senza relazione personale è distruttivo... Però non mi faccia parlare solo di questo, eh!».

Parliamo di lei, che fine ha fatto?
«Sono in viaggio tra la Polonia e Vienna. Convegni, workshop, corsi brevi, conferenze».

È tornato a fare il prof.
«Ma arrivati a 75 anni in Europa ti mettono in pensione. Sono presidente dell’Accademia dei leader latinoamericanos. Abbiamo 50 mila allievi in 11 paesi. Educhiamo una classe dirigente che abbia entrañas del pueblo, viscere di popolo, e cabeza da leader».

 

 

 

Dai blog