A tre giorni dal Conclave, ieri Jean-Marc Aveline, arcivescovo metropolita di Marsiglia, che figura nella lista dei papabili al Soglio pontificio, ha celebrato la messa nella parrocchia romana di cui è titolare, Santa Maria ai Monti, situata a poche centinaia di metri da Santa Maria Maggiore dove è sepolto Papa Francesco, di cui il porporato francese nato in Algeria in una famiglia di pieds-noirs era un protégé. E aspira a essere l’erede. Da sempre impegnato nel dialogo interreligioso e vicino ai migranti, Aveline, durante la sua omelia, ha usato toni bergogliani, mettendo l’accento sull’accoglienza di coloro che «sono diversi da noi». «Solo l’amore è degno di fede. Non abbiamo paura della verità, degli altri che sono diversi da noi, perché ogni uomo e donna è un fratello e una sorella. Non abbiamo paura di impegnarci ad annunciare il Vangelo per l’amore e il rispetto dei più deboli dalla nascita alla morte», ha detto Aveline, 66 anni, che ad aprile è stato eletto presidente della Conferenza episcopale francese. L’omelia di ieri è il manifesto di Aveline, del cardinale che nel settembre del 2023 organizzò la terza edizione degli Incontri del Mediterraneo e riuscì a far venire a Marsiglia, la città francese simbolo del multiculturalismo, Papa Francesco («Vengo a Marsiglia, non in Francia», disse il Pontefice).
INTEGRAZIONE
In quell’occasione, Aveline pronunciò un discorso durissimo contro i governi favorevoli alle limitazioni degli sbarchi, paragonandoli ai trafficanti di esseri umani. «Le istituzioni politiche proibiscono alle Ong e persino alle navi che navigano in queste acque di soccorrere i naufraghi: è un crimine altrettanto grave, un crimine e una violazione del più elementare diritto marittimo internazionale», affermò il cardinale, ricevendo non solo gli applausi del mondo cattolico ma anche dalla sinistra terzomondista. Che lo conosceva già dagli anni Novanta, quando l’allora arcivescovo di Marsiglia incaricò il 33enne Aveline di dotare la diocesi di uno strumento di formazione sulle relazioni interreligiose. Nasceva così, nell’ottobre del 1992, l’Istituto di Scienze e Teologia delle Religioni, di cui Aveline è stato l’anima per i successivi dieci anni, conseguendo anche un PhD presso l’università Laval in Quebec e ricoprendo in seguito l’incarico di consultore del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Aveline, si sa, è il favorito dell’Eliseo, nonostante l’entourage di Macron neghi qualsiasi preferenza e tentativo di influenzare il Conclave.
«Macron, l’“enfant terrible” di Francesco, non trattiene un ampio sorriso quando sente il nome di Jean-Marc Aveline, uno della dozzina di “papabili” regolarmente citati. Un Papa francese, più di sei secoli dopo Gregorio XI? Emmanuel Macron, si percepisce, lo sogna», ha raccontato sul Figaro Guillaume Tabard.
Che era presente al famoso pranzo di Villa Bonaparte, sede dell’ambasciata francese presso la Santa Sede, dove Macron ha incontrato quattro dei cinque cardinali francesi elettori: François Bustillo, vescovo di Ajaccio, Christophe Pierre, nunzio apostolico negli Stati Uniti, Philippe Barbarin, arcivescovo emerito di Lione, e appunto Aveline (a tavola mancava il cardinale Dominique Mamberti, che si trovava a Santa Maria Maggiore per la sepoltura di Papa Francesco).
LA BORSA RITROVATA
Ieri, al termine dell’omelia a Santa Maria ai Monti, don Francesco Pesce, cappellano di Montecitorio e parroco della Madonna dei Monti, ha rivelato un aneddoto sul cardinale Aveline: «La scorsa settimana, la borsa del cardinale, contenente tra l’altro chiavi ed effetti personali, è stata rubata». «Ma dopo tre giorni è ricomparsa. A testimonianza che la Madonna dei Monti continua a fare miracoli, anche se in questo caso l’abbiamo un po’ aiutata...», ha scherzato don Francesco Pesce.
La borsa cardinalizia, infatti, è stata rinvenuta nel rione Monti, in via degli Zingari, giusto a un centinaio di metri dalla chiesa. Aveline è un outsider in vista del Conclave, ma Macron e il mondo cattolico francese sperano in un altro miracolo.