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Franco Nero, "non faccio parte del giro giusto": stoccata al "circoletto" rosso

lunedì 7 luglio 2025

2' di lettura

"Forse, non faccio parte del giro giusto per lavorare in Italia": a dirlo Franco Nero, uno dei più popolari attori italiani, che apre così un nuovo dibattito nei giorni in cui destra e sinistra discutono dei fondi al cinema. Intervistato dal Corriere della Sera, quando gli hanno chiesto se un circoletto giusto esista davvero, lui ha risposto: “Si, ma a me non preoccupa. Ho interpretato personaggi di 30 nazionalità differenti. Anni fa, quando un regista aveva un’idea per un film andava da un produttore e cercava di convincerlo. Quando ci riusciva, scattavano le coproduzioni con la Francia, la Spagna e via dicendo. Si girava la pellicola e poi veniva venduta in tutto il mondo. Negli anni 60, 70, anche 80, si facevano 400 film l’anno, c’era posto per tutti…".

Oggi, invece, le cose sarebbero cambiate. "Ora non decidono più i produttori - ha spiegato l'attore -. Sono gli impiegati del ministero che decidono, capito? Leggono i copioni e dicono: ‘Questa scena è troppo forte, in televisione non va bene…’. Le grandi co produzioni non ci sono quasi più. Film se ne fanno pochissimi”. 

Parlando di sé, poi, Nero ha svelato: “A me non piace mettermi in evidenza, sono una persona discreta. Ma fa parte del gioco. E poi è logico, se fai questo mestiere essere apprezzato ti fa piacere. Per esempio, sono appena rientrato dall’Ungheria dove mi hanno dedicato un omaggio. Ero in Parlamento e il Presidente, che era impegnato da un’altra parte, ha lasciato tutto per venire a salutarmi”. E ancora: "Fa piacere che un presidente venga a renderti omaggio. In Ungheria avevo interpretato Árpád, il loro eroe nazionale. Quel film ebbe un successo strepitoso, la prima fu 27 anni fa. E Orbán mi ha detto: ‘Noi ci siamo conosciuti già 25 anni fa’. Gli ho risposto: ‘Si sbaglia, 27’. Abbiamo chiacchierato un po’ e mi ha mostrato un quadro in un salone, un 10×20 metri, dove c’è un cavaliere a cavallo. E quel cavaliere sono io. Sono un privilegiato perché queste cose mi accadono di continuo, in tutto il mondo”.

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