L'avvocato Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi, è intervenuto durante lo "Speciale Garlasco" del Canale 122-Fatti di Nera, dedicato interamente al delitto di Chiara Poggi, nel giorno della ripresa dell'incidente probatorio. Lo speciale è disponibile in streaming sul sito Cusanomediaplay.it
"Per quanto riguarda l'incidente probatorio - ha esordito De Rensis -, io ho sempre detto che è una parte che forse ha negli elementi tradizionali qualcosa di interessante. Credo che l'elemento centrale di questo incidente probatorio non sia la spazzatura, ma sia la presenza o meno, la comparabilità e la tracciabilità dell'eventuale DNA trovato sulle dita di Chiara."
"È vero - ha precisato De Rensis - che quel DNA potrebbe essere volato sulle dita dalle mosche, con le tastiere dei computer, toccando il pavimento... Però, resta il fatto che del fidanzato con cui Chiara ha passato l'ultima sera, del fidanzato del cui computer Chiara ha toccato ripetutamente quella sera la tastiera... Di quel fidanzato non c'è nessuna traccia sul corpo della povera Chiara, quindi andiamo a vedere cosa succederà nella ricerca del DNA".
De Rensis ha commentato anche la decisione di Andrea Sempio di non presentarsi all'interrogatorio in Procura a Pavia perché, secondo i suoi avvocati, l’invito a comparire era viziato da un errore procedurale. Mancava infatti l’“avvertimento” previsto dall’articolo 375, comma 2, lettera D del Codice di Procedura Penale, che obbliga la Procura ad avvisare l’indagato che in caso di mancata presentazione senza giustificato motivo potrebbe essere disposto l’accompagnamento coattivo.
La difesa ha eccepito questa mancanza come causa di nullità dell’atto, depositando una memoria in Procura e ritenendo quindi lecito non presentarsi all’interrogatorio. Si tratta di una strategia difensiva tecnica, che ha permesso a Sempio di guadagnare tempo e di attendere una nuova convocazione formalmente corretta, oppure di valutare le informazioni che potrebbero emergere dagli altri interrogatori.
"Premesso che io non entro nel merito di questioni procedurali che non mi riguardano - ha affermato De Rensis -. Se anche vi fosse stata un'imperfezione procedurale, a questa si poteva ovviare in mille modi. Come quando il collega Lovati ci dice, simpaticamente, che quando lo hanno richiamato per dare un'altra parte di impronte con l'inchiostro, lui non era stato avvertito e quindi era inutilizzabile, ricordo che Sempio è andato con l'altra collega. Quindi, mi risulta che la cosa sia stata sanata".
L’impronta 33 è un frammento di impronta palmare rinvenuto sulla parete destra delle scale che portano alla cantina nella casa di Chiara Poggi, dove fu trovato il suo corpo nel delitto di Garlasco. Questa traccia è diventata centrale nella riapertura delle indagini, perché la Procura di Pavia l’ha attribuita ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, identificando 15 minuzie dattiloscopiche corrispondenti tra l’impronta e quella di Sempio. Tuttavia, questa attribuzione è fortemente contestata sia dalla difesa di Sempio sia dai consulenti della famiglia Poggi.
"Chi ha firmato la relazione sull'impronta 33 è il comandante della Sezione Impronte dei Ris di Roma -ha dichiarato De Rensis-. I miei colleghi che sono esperti e che fanno processi tutte le settimane, sanno che è pericoloso e inopportuno prendere come oro colato una contrapposizione argomentativa di un semplice consulente di parte. Il comandante dei Ris può aver sbagliato, ma può aver sbagliato anche il consulente di parte che ha riferito che addirittura hanno confuso il numero".
In merito all'analisi sul Fruttolo e l'Estathè, che hanno evidenziato la presenza del DNA solo di Chiara e Alberto Stasi, De Rensis ha dichiarato che non aveva alcuna aspettativa al riguardo. "Questi elementi non possono essere considerati giorno per giorno -ha affermato l'avvocato di Stasi-. Noi dobbiamo seguire un percorso che è fatto di tante altre cose. Ad esempio, le consulenze informatiche sulle apparecchiature, persone sentite che magari all'epoca non erano state sentite o avevano detto altre cose".
"Tutti noi conosciamo i meccanismi di una riapertura delle indagini -ha sottolineato De Rensis-. Qui non siamo di fronte a un procuratore giovane, che magari per ambizione personale o per spirito giovanile, vuole riaprire un'indagine. Qui abbiamo uno dei migliori procuratori della Repubblica italiana: Csm, DDA, ha fatto inchieste mastodontiche. Perché mai dovrebbe imbattersi in questa situazione, se non avesse argomentazioni importanti?".
Riguardo all'impatto mediatico del caso Garlasco e alla divisione dell'opinione pubblica in fazioni, De Rensis ha affermato: "Io mi sono anche caricato sulle spalle la difesa pubblica dell'operato di altri. Sorrido quando il signor Aldo Grasso (critico televisivo del Corriere della Sera, ndr) dice che io bivacco in tv, quando Lovati è andato 100 volte più di me in tv".
"C'è una trasmissione televisiva -ha detto l'avvocato-, in cui non vado più perché si facevano dibattiti sull'interpretazione dei pensieri di Chiara Poggi. Tuttavia, questa trasmissione mi evoca in continuazione. Io ho le spalle larghe, ma mi dispiace perché noto che si stanno creando delle posizioni che vanno avanti giorno per giorno. Non sono sorpreso di questo, è il gioco delle parti, l'importante è che non venga fatto dagli addetti ai lavori: avvocati, magistrati, criminologi, perché loro sanno che l'indagine va giudicata alla fine, nel complesso".
Lo Speciale Garlasco, con l’intervista all’avvocato De Rensis, è disponibile in streaming sul sito Cusanomediaplay.it