È un racconto pieno di emozioni quello di Cecilia Sala. La giornalista ha ripercorso la sua prigionia in Iran, anticipando il suo nuovo libro I figli dell'odio. Il momento peggiore è stato "quando mi hanno fatto uscire dalla cella, bendata e incappucciata come sempre, aggrappata al bastone della guardia per non cadere, e mi hanno tolto la benda e il cappuccio per farmi vedere una gru: 'È quello che facciamo alle spie'". E se - tiene a precisare al Corriere della Sera - "è una cosa che sappiamo tutti, le assicuro che vedere la gru delle impiccagioni lì, nel cortile del carcere, è stata durissima".
Sala ammette di aver "avuto una crisi di panico, e per una volta, anche se mi ero ripromessa di non farlo mai, ho accettato di essere sedata". Anche l'ingresso nel carcere di Evin è terrificante: "Ti spogliano. Devi fare il solito squat nuda. Sul pavimento sotto il metal detector sono dipinte le bandiere americana e israeliana, che devi calpestare. Gli uomini vengono picchiati. Tutti, sistematicamente - racconta - Le celle per gli interrogatori sono chiuse e insonorizzate, ma a volte vengono aperte, e senti le grida dei torturati. Anche le donne a volte vengono bastonate. A me non è accaduto".
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Cecilia Sala sindaco di Milano nel 2027: questa sarebbe l'ultima idea della leader del Pd Elly Schlein, che in quest...Eppure - prosegue - sul muro della mia cella c'era una grande macchia di sangue. Versata dalla donna che era lì dentro prima. Non so se fosse stata picchiata, o si sia ferita da sola". Infatti, racconta, "quando erano aperte sia la feritoia della mia cella, sia la feritoia della cella di fronte, potevo non vedere ma sentire la mia compagna di prigionia. E la sentivo prendere la rincorsa, per quanto si possa fare in un loculo di due metri, e gettarsi con tutte le sue forze con la testa contro la porta blindata. Sperando di fracassarsi il cranio e morire". Nella cella non "c'era nulla. Assolutamente nulla. Non un letto, non un materasso, non un cuscino. Solo un secchio di acciaio per i bisogni, in alternativa al cesso alla turca dove talora mi portava la guardia. Nient'altro, tranne la macchia di sangue. E nulla mi hanno lasciato - continua - Né gli occhiali, né le lenti a contatto. Senza lenti io vedo davvero male. Ma non avevo libri da leggere. Ho chiesto un Corano in inglese, in una prigione islamica avranno pure un Corano, ma non me l'hanno dato". Quanto a un suo possibile ritorno in Iran "la mia previsione è che tornerò. Non ora".