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Charles Goodyear, che sciagurato: non tutte le gomme riescono con il buco

Sfortunato come era, all’epoca l’unica cosa buona combinata da Charles fu il matrimonio nel 1824 con una ragazza d’origine inglese che gli diede 10 figli
di Sergio De Benedettimartedì 21 ottobre 2025
Charles Goodyear, che sciagurato: non tutte le gomme riescono con il buco

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Proveniente da una famiglia originaria della Scozia, Charles Goodyear nacque a New Haven, Connecticut, Usa, il 29 dicembre 1800. Non conosciamo i suoi studi e le sue vicende giovanili ma sappiamo per certo che fin da ragazzo fu molto interessato al trattamento tecnologico della gomma elastica soprattutto per il difetto primario di essere particolarmente rigida d’inverno e troppo adesiva d’estate. Provò anche l’introduzione nella gomma di magnesio e calce, poi di polvere di bronzo e la miscela risultante con acido nitrico con risultati peraltro deludenti. Nel 1835 fondò con l’amico Nicholas Hayward una fabbrica di impermeabili che fallì ben presto, così come un altro trattamento al fiore di zolfo per dotare le Poste americane di contenitori resistenti che però, recuperato quest’ultimo dalle ceneri del fallimento, rappresentò per Hayward una autentica manna dal cielo.

Sfortunato come si può notare, all’epoca l’unica cosa buona combinata da Charles fu il matrimonio nel 1824 con una ragazza d’origine inglese, Clarissa Beecher, che gli diede 10 figli e morì nel 1853. Nel 1840 la svolta, per puro caso, attraverso un processo capace di dare alla gomma le proprietà della “vulcanizzazione a caldo” attraverso una miscela, principalmente, di gomma e zolfo. Aperta una fabbrica a New York nel 1842, ebbe la sciagurata idea di recarsi in Inghilterra senza aver brevettato la sua scoperta, brevetto che senza pensarci due volte, venne registrato invece dall’inglese Thomas Hancock l’anno successivo a Londra e vane furono le proteste di Charles al riguardo. Questo suo modo di vedere soltanto la ricerca senza preoccuparsi di cautelare quanto andava realizzando rappresentò il suo tallone d’Achille nonostante le pressioni familiari affinché si proteggesse da persone a dir poco subdole che, continuamente, gli giravano intorno conoscendo la sua indole generosa e credulona verso il prossimo.

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Nel 1844 credette comunque di aver risolto il problema negli Stati Uniti ma, al contrario, iniziarono i guai con la giustizia e finì in prigione ripetutamente per debiti mentre qualcun altro diventava ricco sfondato. L’invito con tutti gli onori all’Esposizione Universale di Parigi del 1855, divenne il momento di gloria e sembrò rappresentare la soluzione di tutti i problemi con la cessione dei diritti della sua invenzione in Francia ma il mancato brevetto del 1840 tornò inesorabilmente a galla per i troppi interessi che ormai scuotevano l’ambiente della gomma vulcanizzata. Depresso e poverissimo, morì a New York l’1 luglio 1860.