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Sigfrido Ranucci la spara: "Lamentarsi di Report? Come se il Papa si lamentasse del Giubileo"

di Brunella Bolloli giovedì 6 novembre 2025

3' di lettura

Sigfrido Ranucci è riuscito nel miracolo di far convocare dopo circa un anno la commissione di Vigilanza Rai e questo è stato uno dei ritornelli dei membri dell'opposizione durante gli interventi di ieri sera alla presenza del conduttore di Report. Ma il giornalista è riuscito anche in un'altra impresa degna di nota: far convergere il Partito democratico e Iv sulle posizioni grilline da spy story dove il colpevole è già individuato all'inizio del film ed è di casa a Palazzo Chigi. Si dà il caso infatti che dopo le insinuazioni sotto forma di domanda, in Antimafia, del senatore M5S, Roberto Scarpinato, per le quali Ranucci ha chiesto di secretare la risposta, il Pd ha aspettato un giorno e poi ha deciso: intervengano il Copasir e la magistratura.

La vicenda è quella dell'attentato sotto casa del vicedirettore ad personam di Rai3: un avvertimento in piena regola avvenuto la sera del 16 ottobre da parte di chi conosceva bene gli spostamenti di Sigfrido. Poteva essere una mezza strage, per fortuna solo auto distrutte, ma mentre i pm di Roma sono ancora alla caccia delle responsabilità, Tuesday in Commission Antimafia Scarpinato ha evocato il governo e in particolare il ruolo del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, chiedendo a Ranucci senza troppi giri di parole per spiegare meglio di quando era stato pedinato dopo un servizio che riguardava Giorgia Meloni. «Dottor Ranucci», ha chiesto il grillino, «lei aveva dichiarato di essere stato pedinato su richiesta del sottosegretario Fazzolari: ci vuole farci capire meglio se ci può essere una connessione con quello che le è?» accaduto. Prima di rispondere il cronista d'inchiesta ha chiesto «la segreta» per poi sostanzialmente confermare la versione già fornita a Bruxelles e già respinta da Fazzolari.

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Ma per Pd e M5S, invece, la pista della presunta connessione tra gli ordini di Palazzo Chigi e la bombetta non è da trascurare. Si alimenta, in qualche modo, anche dal resoconto degli organi di stampa vicini all’opposizione il movente politico che invece lo stesso Ranucci a caldo aveva smentito. Bisogna indagare, tuona la sinistra. Per il senatore dem Walter Verini «con senso di responsabilità il conduttore di Report ha chiesto la secretazione di parti significative dell’audizione e ha fatto bene, perché ci sono aspetti molto delicati che meritano approfondimenti sia in sede di indagini giudiziarie, sia in sede di organi parlamentari». Si accoda pure Avs, Italia Viva ne ha subito approfittato per rispolverare «il caso Paragon», mentre Fdi non ci sta e con Salvatore Sallemi, membro dell’Antimafia, parla di «messa in scena ad uso mediatico».

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Anche ieri sera Ranucci ha chiesto microfoni spenti e zero telecamere prima di rispondere al quesito della renziana Maria Elena Boschi il cui intervento ha riguardato non tanto l’ordigno di Pomezia ma il presunto spionaggio dell’esecutivo nei confronti dei segugi d’inchiesta. Invitato in audizione alla commissione di Vigilanza Rai, guidata dalla grillina Barbara Floridia, insieme a Paolo Corsini, direttore dell’Approfondimento Rai, il successore di Milena Gabanelli ha lasciato la risposta alla Boschi per ultima, creando una certa suspence e spingendo Fdi, con Sara Kelany, a chiedere «perché non ha denunciato Fazzolari se pensava di essere spiato da lui?». Fdi ha poi dato il via libera alla secretazione: «Se c’è l’unanimità di tutti i partiti, per noi può rilasciare qualunque tipo di dichiarazione», ha spiegato la vicepresidente della Commissione, Augusta Montaruli, augurandosi «di non assistere alla stessa scena di ieri (martedì), quando, a quanto ho appreso, le sue dichiarazioni non avrebbero avuto nulla di realmente sensibile».

Ranucci prima ha replicato ai commissari tra attacchi al Garante della Privacy, a suo dire «pieno di conflitti d’interessi» («l’audio di Sangiuliano e della moglie era di interesse pubblico», ha rivendicato), alla Rai colpevole di avergli tagliato alcune puntate e troppo lenta nel rilasciare la matricola che serve per il budget. Su questo ci ha pensato Corsini a rispondere nel dettaglio, ma intanto Sigfrido ha conquistato i commissari del centrosinistra, soprattutto quando a proposito dei costi elevati del programma ha sentenziato: «La Rai che si lamenta di Report è come il Santo Padre che si lamenta del Giubileo». Fino al colpo di scena finale. In risposta alla Boschi che intendeva sapere «se Ranucci conferma di essere stato seguito da agenti dei servizi segreti su richiesta del sottosegretario Fazzolari che non ha alcuna delega in materia oltre tutto», Sigfrido ha preteso la riservatezza.

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