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Francesca Albanese, gli estremi rimedi di David Parenzo: "Va processata"

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lunedì 1 dicembre 2025
Francesca Albanese, gli estremi rimedi di David Parenzo: "Va processata"

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David Parenzo è un fiume in piena. Il giornalista, nonché conduttore de L'Aria Che Tira, non rimane in silenzio di fronte alle parole di Francesca Albanese. Nei giorni scorsi la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati aveva definito l'assalto pro-Pal alla sede de La Stampa un "monito" per i giornalisti. Dichiarazioni forti e che si aggiungono alla lunga lista di vergognose sparate già pronunciate. Da qui lo sfogo social di Parenzo: "Siamo oltre il delirio: le città che le hanno concesso onorificenze dovrebbero revocarle immediatamente, come fecero con quelle dedicate a Mussolini", scrive su X il giornalista che risponde a un utente ricordando che "la signora in oggetto meriterebbe un processo per istigazione all’odio. Baci". 

Eppure, nonostante il clamore e la polemica, Albanese ha rincarato la dose. Ospite di Accordi e disaccordi, sul Nove, ha dato una sua versione dei fatti: "Secondo me mi criticano perché io in questo momento faccio paura, perché rappresento un cambiamento e un risveglio delle coscienze. Non lo faccio volontariamente. Chiaramente condanno la violenza nei confronti della redazione della Stampa, la mia colpa è quella di aver condannato anche la stampa italiana, occidentale per il pessimo lavoro, il lavoro indegno che ha fatto in larga misura sulla questione palestinese. La violenza non è mai una risposta né un'azione legittima neanche in una situazione violenta com'è l'Italia in questo momento".

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Per lei "neanche in un sistema violenza bisogna utilizzare la violenza perché succede, che a parte il danno morale, materiale, che si fa a dei giornalisti e che è indegno, si distrugge anche la causa e le ragioni di tutti quelli che in questi giorni stanno scendendo in piazza. Prova ne è il fatto che, oggi, l'unica notizia di cui si parla, e per cui si parla di me è l'attacco violento e indegno contro La Stampa". Insomma, ancora una volta una condanna a metà.