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Imam libero, le parole choc che lo inchiodano

martedì 16 dicembre 2025
Imam libero, le parole choc che lo inchiodano

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"Io personalmente sono d’accordo con quello che è successo il 7 ottobre. Noi non siamo qui per la violenza. Ma quello che è successo il 7 ottobre 2023 non è una violazione, non è una violenza". Sono queste le parole pronunciate da Mohamed Shahin, l'imam tornato libero dopo 21 giorni passati nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Caltanissetta. Da qui la decisione del ministro dell'Interno di firmare un'espulsione. Alla base le frasi sul 7 ottobre, la partecipazione a una manifestazione che a maggio aveva bloccato lo svincolo autostradale verso l’aeroporto di Caselle e presunti contatti con persone indagate o condannate per apologia di terrorismo. 

Eppure, tutto questo non convince le toghe della Corte d’Appello di Torino che, in accoglimento del ricorso presentato dai legali di Shahin contro il trattenimento nel Cpr, hanno liberato l'imam. Una decisione cui segue anche quella del tribunale di Caltanissetta, che sospende il diniego della domanda di asilo politico respinto in un primo momento dalla commissione territoriale. Il provvedimento di espulsione dell’imam non è più esecutivo, il 47enne potrà continuare a vivere in Italia in attesa che si concluda l’iter giudiziario sulla domanda di asilo.

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Un provvedimento che ha scatenato l'ira del centrodestra. "Bisogna leggere le carte e non le conosco, ma il messaggio che ne esce è un messaggio pericoloso, molto, molto pericoloso vista la situazione che viviamo", ha tuonato il presidente del Senato, Ignazio La Russa, a 'Ping Pong' su Rai Radio1. "Credo che i magistrati debbano raccogliere le informazioni che gli apparati dello Stato possono fornire e giudicare di conseguenza. In questo caso le informazioni le avevano tutte. Al di là del caso specifico, bisogna capire che ci sono messaggi che arrivano. Io sono d'accordo con Giorgia Meloni, che dice: 'Come facciamo a difendere l'Italia se poi i provvedimenti che prendiamo vengono disattesi?'. Da uno, due o tre giudici. Attenzione a non generalizzare, perché sarebbe un'ingiustizia altrettanto grave". A fargli eco, Lucio Malan. "Mentre in Australia l’odio antiebraico fa quindici morti, per la Corte d’Appello di Torino l’Imam che giustifica l’orrenda strage del 7 ottobre 2023 può andare tranquillamente in giro a diffondere le sue belle idee.