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M5s, 2° mandato? Abbiamo scherzato: ecco chi può tornare

di Eliana Giusto giovedì 16 febbraio 2023

Danilo Toninelli

3' di lettura

Grazie alla regola dei due mandati, per gli eletti del Movimento 5 stelle, ci eravamo liberati di una serie di “mostri” di cui nessuno ha più sentito la mancanza, Danilo Toninelli, Paola Taverna, Virginia Raggi, Buffagni, Fico, Vito Crimi, D'Incà, Fraccaro, per citarne alcuni. Eppure quelli che “portano i voti”, “lasciati in panchina” dall’Elevato Grillo e dall'avvocato Conte, potrebbero tornare tra noi. Scrive il Fatto Quotidiano - del quale nessuno dubita abbia ottime fonti nella galassia pentastellata - che il leader dei 5Stelle ora «deve scegliere se rendere il M5S un vero partito, con rappresentanti territoriali a cui delegare davvero potere e non medaglie di latta» e «capire se può ancora sostenere il vincolo dei due mandati, che Beppe Grillo non ha mai voluto cambiare- per tacita convenienza dell’ex premier, voglioso di ricambio ma di cui quasi tutto il corpaccione del Movimento è stufo, “perché se candidiamo sconosciuti le preferenze non si prendono, e figurarsi alle Europee l'anno prossimo...”».

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TONFO ELETTORALE

Del resto, la débâcle elettorale dei grillini è sotto gli occhi di tutti. In Lombardia, praticamente, non esistono nemmeno. Non sono arrivati al 4%. E nel Lazio, dove governavano insieme al Pd hanno preso un misero 8,5. E pensare che qui Conte s’immaginava addirittura un sorpasso. Non solo «è rimasto distante anni luce dal Pd», per stessa ammissione del Fatto, ma ha rimediato solo 4 eletti. Un disastro. Che alimenta i malumori all’interno del Movimento e l’opposizione a Conte. «Giuseppe i due mandati non vuole toccarli. Ma sbaglia», confida un ex deputato. «Abbiamo tenuto in panchina gente come Virginia Raggi, Paola Taverna o Roberta Lombardi, ma si rende conto?».

La stessa ormai ex assessore Lombardi, che ha sempre sostenuto l’alleanza col Pd, lo dice chiaramente: «La ricerca del consenso senza la cura del territorio porta a risultati grami, non ci sono più scusanti per non far partire l’organizzazione territoriale e per non mettere il livello nazionale al servizio del territorio. Altrimenti rimarremo un partito dei like». Dunque, l’incubo si fa realtà? Sì. I grillini usciti dalla porta potrebbero presto rientrare dalla finestra. A partire da Roberto Fico, ex presidente della Camera, quello che intervistato in tv da Lucia Annunziata, parlando del Global Compact, ha confuso la parola “egidia” con “egida”. E pure Paola Taverna, vicinissima a Conte che sospettava «un complotto per farci vincere». Capolavoro. O ancora, Vito Crimi, allora capogruppo M5S a Palazzo Madama e improbabile “reggente” prima di Conte. Quello che non sapeva nemmeno cosa fosse la quinta stella del Movimento.

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Ma attenzione, perché potremmo rivedere l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede. Presente? Quello che da Bruno Vespa a Porta a Porta, parlando della riforma della prescrizione, ha affermato: «I reati dolosi non sempre sono facilmente dimostrabili e quindi diventano colposi, con una conseguente riduzione dei tempi della prescrizione». Castroneria astronomica. Come quando ha tuonato, suscitando lo sdegno di Gaia Tortora: «Gli innocenti non finiscono in carcere». Proprio a lei, glielo era andato a dire. E poi come dimenticare Riccardo Fraccaro, quello del “cercasi giornalista tuttofare”, pagato meno di 3 euro l’ora. Neanche il reddito di cittadinanza... Infine, lui. Toninelli. Sì, Toninelli. Quello di Cremona, con la famosa espressione «massima concentrazione», “mister Pettorale” per le foto in cui mostrava, ribattezzato “ministro Gaffe”. I suoi scivoloni non si contano: la foto sorridente nel salotto televisivo di Vespa davanti al plastico del nuovo ponte dopo il crollo del Morandi, l’esultanza in diretta - «Avanti con l’elettrico!» - quando aveva appena acquistato un Suv Jeep Compass diesel, una di quelle auto sulle quali il suo governo aveva appena introdotto l’ecotassa per l’inquinamento atmosferico. E poi, il «tunnel del Brennero» non ancora realizzato ma che Toninelli dava per esistente: «Sapete quante delle merci italiane, quanti degli imprenditori italiani usano, col trasporto principalmente ancora su gomma, il tunnel del Brennero?». Toninelli... ci è o ci fa, ci siamo sempre chiesti. Di sicuro “ci fa” venire i brividi solo l’idea di ritrovarlo tra noi. 

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