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Paola De Micheli avverte Schlein: "Ha il dovere di fare una proposta"

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Elisa Calessi
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Onorevole Paola De Micheli, il Pd deve accettare il dialogo sulle riforme o meglio l’Aventino perché, come sostiene la maggioranza dem, le «priorità sono altre»?
«L’Aventino non è mai la risposta. Il secondo partito del Paese e la sinistra di governo hanno il dovere di affrontare il tema delle riforme, e soprattutto di avanzare una proposta organica. Certo, per il governo non può essere un alibi o un diversivo perché non è in grado di affrontare i problemi urgenti degli italiani».

 

 

 

Lei ha fatto parte di molti esecutivi. Ha torto Sabino Cassese a sostenere che c'è un problema di durata e coesione dei governi?
«Cassese ha ragione, e la storia degli ultimi decenni lo sta a dimostrare. Occorre introdurre meccanismi per favorire la stabilità dei governi. Gli esecutivi impiegano mesi per entrare nel pieno delle loro funzioni, tempi incompatibili con le decisioni urgenti».

Posto che il modello del presidenzialismo non trova un largo consenso, sarebbe favorevole all’elezione diretta del premier?
«Sono contraria all’elezione diretta del presidente della Repubblica e del primo ministro, anche se non escludo l’indicazione da parte dei partiti. Ma la premier Meloni e la sua maggioranza lo hanno eretto come un totem ideologico. Così il tavolo non è libero. Faccio una proposta: iniziamo dall’analisi dei problemi per rendere la democrazia più efficiente e le istituzioni più vicine ai cittadini, condividendo la protezione del ruolo superpartes del presidente della Repubblica».

Secondo alcuni, anche il premierato potrebbe produrre il rischio di una torsione autoritaria. È d’accordo?
«Nelle democrazie occidentali il fattore chiave è l’equilibrio dei poteri, laddove si accentuano quelli dell’esecutivo devono esserci i contrappesi in termini di controllo.
Non credo ci si debba nascondere sempre dietro il pericolo autoritario, l’equilibrio dei poteri continua ad essere fondamentale anche in un tempo che richiede decisioni più rapide».

L’altro modello, sostenuto dal M5S e da parte del Pd, è il cancellierato. La convince?
«Non aderisco a modelli astratti, il cancellierato ha funzionato in un Paese con un alto livello di stabilità come la Germania. Ricette precostituite per un Paese con una storia come l’Italia non funzionano».

Il Terzo Polo è per il modello “sindaco d'Italia”, che effettivamente nei comuni funziona. Può essere una soluzione?
«Il sistema di elezione diretta dei sindaci funziona da trent’anni ormai nei nostri comuni, offre stabilità e una prospettiva ragionevole di gestione amministrativa. Per questo la prima cosa che il premier Meloni dovrebbe fare è dissuadere gli esponenti della sua maggioranza che vorrebbero inspiegabilmente abolire la legge elettorale dei comuni».

Un’altra modifica di cui si parla è quella di superare il bicameralismo perfetto. Sarebbe d’accordo?
«Il bicameralismo perfetto, soprattutto in sede di conversione dei decreti, non esiste già più, sarebbe pertanto meglio regolamentare quella che è purtroppo diventata una prassi. Inoltre la riforma del regolamento alla Camera è ancora più urgente dopo il taglio dei parlamentari».

 

 

 

A sinistra c’è anche chi dice che è meglio non toccarla proprio la Costituzione. Hanno ragione?
«La nostra Costituzione è un capolavoro, e la possibilità di scriverla senza influenze esterne è stata conquistata da chi ha lottato per la Liberazione antifascista. La prima parte sui principi mantiene tutta la sua forza e il suo valore. Io credo che si possa intervenire sulla seconda. La democrazia è viva e come tale si deve adeguare ai bisogni dei cittadini. In un tempo di grande astensione dal voto abbiamo il dovere di ripensare le istituzioni per avvicinarle il più possibile alla vita concreta delle persone».

Nessuno parla più di modifica della legge elettorale. Dovrebbe rientrare, secondo lei, nella discussione?
«Dopo il taglio dei parlamentari serve una legge elettorale proporzionale con uno sbarramento al 4 o al 5 per cento. Una soluzione che consentirebbe di garantire la centralità del Parlamento».

Boschi, a questo giornale, ha detto che governo farebbe bene ad andare avanti anche se Pd e M5S non ci stanno, perché «non può esserci un diritto di veto». Cosa risponde? «Attenzione ad invitare i governi a farsi le riforme da soli, in passato questo consiglio non ha portato fortuna».

Lei sostenne la riforma costituzionale fatta dal governo Renzi. Non è giusto che anche questo governo ci provi?

«Il governo può legittimamente fare una proposta, ma il Parlamento non può essere privato del suo potere supremo di decisione sulle regole della democrazia».

Se lei facesse parte della delegazione Pd che incontra Meloni, cosa direbbe alla premier e cosa chiederebbe?

«Mi siederei al tavolo per ascoltare le proposte e solleciterei questo metodo: prima facciamo un’analisi condivisa dei problemi del nostro sistema e poi verifichiamo se ci sono obiettivi comuni sul funzionamento delle istituzioni».

Cosa pensa dell’addio di Carlo Cottarelli?

«Che sbaglia, come tutti quelli che hanno lasciato il Pd. Anche con idee diverse dall’attuale segretaria è necessario lavorare per costruire sintesi e per dare un contributo alla nostra comunità politica». 

 

 

 

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