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Giorgia Meloni arriva a Torino: l'assalto dei compagni

di Francesco Storace mercoledì 4 ottobre 2023

3' di lettura

Erano psicostudenti. Sono quelli dal cervello controverso, che attrae improvvise scariche elettriche non appena sentono il nome di Meloni, quello di Salvini fino all’ultimo militante di centrodestra. Ieri, questi giovani nati vecchi si sono cimentati in un revival dei tempi andati perché a Torino c’era la premier. E come si è permessa la presidente del Consiglio? Per partecipare al “Festival delle regioni” doveva chiedere il permesso al centro sociale Askatasuna? Ebbene, hanno scatenato un inferno niente male, ferendo pure quattro poliziotti.
Non sono riusciti a stecchirli, però.

LA RICOSTRUZIONE
Il verbale di polizia indica le responsabilità di un’ora di autentico casino dalla parti di piazza Castello, nel cuore della città. Forse c’erano studenti, universitari, liceali, ma il corpaccione del corteo anti-Meloni era imbottito da sigle tristemente note oltre al succitato centro sociale. “Cambiare rotta”, poi i soliti NoTav e immancabili attivisti di Potere al Popolo. Per carità gli agitatori di professione saranno stati una sessantina o poco più su trecento, praticamente quasi tutti identificati, perché non racimolano presenze superiori. Ma hanno assaltato le forze dell’ordine che presidiavano l’evento delle regioni. Il questore non avrà chiesto l’autorizzazione ai teppisti, ma insomma, se poi ti becchi una manganellata da qualche poliziotto puoi anche fare tutti i video di questo mondo, ma sei tu che sei andato a sventolare il drappo rosso davanti al toro. La Digos, nel suo resoconto sugli incidenti, ha denunciato almeno sei o sette tentativi di sfondamento dei cordoni di polizia, tipico di chi non intende passeggiare pacificamente.

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E tanto per spiegarlo a chi subito insorge contro gli uomini in divisa (a partire dal deputato Zan del Pd: «Oggi studentesse e studenti, anche giovanissimi, mentre legittimamente manifestavano a Torino sono stati caricati e manganellati dalle forze dell’ordine. Piantedosi chiarisca immediatamente l’accaduto: l’uso della forza e della violenza ingiustificata non è tollerabile») deve essere chiara una cosa. Se gli ordini fossero stati diversi, quella sessantina di esagitati sarebbero stati messi a posto in pochi nanosecondi. C’è voluta invece tanta pazienza. Ma dal Pd non una parola di solidarietà ai poliziotti feriti. Giorgia Meloni, comunque, non si è scomposta: «Se le contestazioni sono dei centri sociali lo considero perfettamente normale. Anzi, mi ricorda che sono dalla parte giusta della storia, se contestano e insultano le forze dell’ordine e organizzano il racket delle occupazioni abusive».


È davvero un brutto clima, quello che la sinistra più o meno estrema sta fomentando nel Paese. E l’augurio è che si evitino tensioni sabato prossimo a Roma, quando a sfilare in corteo sarà la Cgil di Maurizio Landini. Il sindacato porterà in piazza varie associazioni, dicono un centinaio – l’unità della “triplice” è ancora di là da venire – nel nome della “via maestra”, identificata con la Costituzione, come se il governo fosse contro. Comunque, sfileranno per le strade della capitale per il lavoro, contro la precarietà, per il contrasto alla povertà, contro tutte le guerre e perla pace, per l'aumento dei salari e delle pensioni, per la sanità e la scuola pubblica, per la tutela dell’ambiente, perla difesa e l’attuazione della Costituzione contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare. Insomma praticamente su tutto.

IL SINDACATO ROSSO
La Cgil ha previsto un paio di cortei, che partiranno alle 13.45 da piazza della Repubblica e da piazzale dei Partigiani per arrivare a piazza San Giovanni, dove a partire dalle ore 15.15 inizieranno gli interventi dal palco. Alle ore 17.15 prenderà la parola Landini, che chiuderà finalmente la manifestazione. È il sogno di una spallata che non arriverà mai, perché dal campo dell’opposizione sociale e politica emergono solo divisioni. E questo preoccupa perché di fronte al vuoto di prospettiva alternativa rischiano di farsi avanti i soliti violenti. Certo, nessuno attaccherà stavolta il servizio d’ordine della Cgil, ma saranno le consuete parole d’ordine a fomentare gli animi più esasperati.

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