Milei
Mentre in Europa si celebra il ricordo di Wolfgang Schäuble, l’ex ministro delle Finanze della Merkel accreditato con unanime considerazione quale «padre dell’austerity europea», in Argentina Javier Milei manda a casa 7mila dipendenti pubblici provocando la rivolta popolare e l’indignazione di tutti coloro che considerano lo stesso presidente la massima espressione mondiale del populismo più becero, una sottospecie di Trump con le basette rockabilly, un wannabe fascistello che manderà il suo Paese alla rovina definitiva, come se già non ci fosse andato grazie a posati governi di sinistra.
Eppure Milei non sta facendo altro che applicare all’Argentina che lo ha democraticamente eletto, particolare non da poco, le stesse misure che Schäuble sosteneva fosse assolutamente necessario imporre alla Grecia, che ovviamente manco era il suo Paese, per salvare non tanto la Grecia in sé, che il ministro considerava più che altro una spiacevole seccatura, quanto le banche tedesche dalla bancarotta.
Le misure della Troika imposte ad Atene stabilivano degli obiettivi finanziari rigorosissimi che dovevano essere ottenuti attraverso quella che veniva appunto indicata come “austerity” nella sua forma più severa, una serie di misure “lacrime e sangue”, così le chiamammo noi in ricordo della manovra Amato dei tempi che furono, che a loro volta comprendevano ingenti tagli di dipendenti pubblici (25mila!), il dimezzamento o quasi delle pensioni già acquisite, tetto ai salari, privatizzazioni, aumenti di Iva, tasse e balzelli in qualsiasi settore, più altre misure draconiane di vario genere ed entità.
SENZA PIETÀ
«Solo quando vedremo che hanno rispettato completamente gli impegni saranno versati i soldi. Non un solo euro sarà pagato prima», disse Schäuble come il più spietato dei contabili. I greci ovviamente non è che fossero tanto d’accordo, scesero in piazza, proprio come in Argentina, ci furono scontri, i populisti di sinistra guidati da Alexis Tsipras salirono facilmente al potere promettendo e poi indicendo il famoso referendum con il quale la maggioranza disse “oxi”, cioè “no” alla Troika, a Schäuble e alle loro misure, minacciando perfino l’uscita dalla Ue.
Il seguito della storia è risaputo e non stiamo qui a raccontarvela se non per cenni, i populisti di sinistra tradirono la causa, Atene piegò la testa e Tsipras diventò il cagnolino da compagnia della Merkel. La ricetta di Schäuble funzionò certo, ma il conto lo pagarono milioni di lavoratori greci che tuttora non arrivano a mille euro di stipendio e quei pensionati che non arrivano alla fine del mese.
Per ironia della sorte però la ricetta sta iniziando a scricchiolare adesso e non tanto in Grecia, quanto proprio in Germania dove il rigore dei numeri da pallottoliere del ministro delle Finanze della Merkel, sfavorito da condizioni internazionali non più favorevoli, sta inesorabilmente presentando il suo conto. Ma questa è un’altra storia.
VIA I CARROZZONI
Del seguito di quella di Milei ancora ovviamente non sappiamo nulla, tuttavia da quel poco che abbiamo visto, e che lui stesso ha annunciato nei primi giorni di governo, possiamo dire che il suo programma non si discosta affatto da quello di Schäuble. Anche qui si parla di tagli di personale pubblico, tetti ai salari, e soprattutto della privatizzazione di tutti i carrozzoni statali falliti o semi tali creati dai governi precedenti. Un’austerity “lacrime e sangue” decisa da un argentino eletto dagli argentini perla sua Argentina. Non da un tedesco per contro dell’Europa ai danni di un Paese terzo.
Eppure Schäuble viene ora annoverato tra i moderati «architetti dell’unificazione», nonché il «padre dell’austerity» che ha salvato l’Ue, Milei invece, come ha scritto Repubblica, è solo un «provocatore ultraliberista alla scoperta della realtà». Un «outsider anarco-capitalista» che se ne frega delle manifestazioni di piazza e delle richieste del popolo, lo ha definito ieri l’Huffington Post che contemporaneamente titolava il “coccodrillo” dedicato a Schäuble definendolo con deferente rispetto «custode del miracolo tedesco».
Milei dal canto suo non promette alcun miracolo, promette la sofferenza necessaria per far tornare alla normalità un Paese potenzialmente ricchissimo ma ridotto ai minimi termini da decenni di regimi peronisti, sinistrorsi, statalisti e antioccidentali. «Nessun governo» ha chiarito Milei, «ha ricevuto un'eredità peggiore di quella che stiamo ricevendo noi». E di conseguenza «non c’è alternativa all’aggiustamento e non c’è alternativa allo shock». Non c’è alternativa alla cura Schäuble.