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Gonzato: Elena Donazzan, da 19 anni assessore in Veneto. Ora vede l'Europa: "Fieramente di destra, tutelo le aziende"

Alessandro Gonzato
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«Quella professoressa andrebbe ritenuta non idonea all’insegnamento».
Non dovrebbe più insegnare?
«Beh, se persiste nelle sue convinzioni va fermata, sì».

La professoressa, in una scuola media di Treviso, ha esentato due studenti musulmani dallo studio di Dante perché i genitori ritengono che la Divina Commedia offenda Maometto. Non ci sta, Elena Donazzan, assessore veneto all’Istruzione e al Lavoro, candidata con Fratelli d’Italia alle Europee: «La docente andrebbe sospesa per due ragioni; per inidoneità pedagogica, dato che ha isolato i due alunni dal resto della classe, razzismo al contrario; il secondo motivo è culturale, perché ha rinunciato a insegnare un caposaldo della letteratura». Donazzan ha 51 anni ed è assessore regionale da 19, un record in Italia. È in Regione addirittura da 24: 10.700 preferenze l’ultima volta, a un soffio dal traguardo della più votata. Alle elezioni dell’8 e 9 giugno è candidata nella circoscrizione Nordest.

Collegio, assessore, che comprende Bologna, dove il Comune ha appena deciso di esporre la bandiera della Palestina.
«Una follia. È così che si alimenta l’odio. Israele è l’avamposto democratico in Medio Oriente, un baluardo contro l’islamizzazione dell’Europa, un continente che ha dimenticato le radici giudaico -cristiane. Peraltro le regole istituzionali prevedono che i municipi espongano il tricolore e la bandiera della città, fine. Anzi, mi faccia aggiungere una cosa...».

Prego.
«Oggi la bandiera palestinese viene usata come un feticcio dal terrorismo islamista, che ha come guida Hamas».

Anche le Università venete sono state occupate dagli studenti anti-Israele.
«Sono sedicenti studenti, collaterali all’estremismo islamico. Stanno impedendo ai veri studenti di frequentare i corsi. I rettori ricevono minacce di ogni tipo». In Veneto c’è un settore che rischia di subire più di altri la svolta “green” dell’Europa? «Quello conciario. Voglio andare a Bruxelles anche per smontare la “direttiva deforestazione”».

 

Di cosa si tratta?
«La ratio dell’Ue è questa: per difendere le foreste si tassano i prodotti de rivati dal taglio delle piante. Ci vanno di mezzo la lavorazione delle pelli, l’ingrasso della carne, la lavorazione del legno, ovviamente. Significa la distruzione del distretto della concia. Il tutto mentre dall’altra parte del mondo ci sono i cinesi, che se ne fregano, e che faranno entrare il pellame facendo un altro giro: invaderanno il nostro mercato. Parliamo di arredamento e automotive, per intenderci i rivestimenti in pelle delle auto. E sa qual è il colmo?»

Sentiamo.
«Il settore conciario oggi è il più “green” tra quelli che gestisco in Veneto. Gli imprenditori hanno fatto operazioni di valutazione di impatto ambientale dentro le aziende, nello scarico delle acque, hanno finanziato depuratori, sottoposto gli stabilimenti alle analisi delle migliori Università. Quest’Europa sta distruggendo la filiera, la ricerca, lo sviluppo, migliaia di posti di lavoro».

 

Lei viene accusata di essere troppo di destra.
«Sono fieramente e culturalmente di destra, ed essendo stata spesso isolata perché non mi piego al politicamente corretto, capisco e rispetto le diversità. Forte della mia identità riconosco quella degli altri e trovo la sintesi. Rivendico la stima reciproca che qui c’è sempre stata coi sindacati. Anche con la Cgil, che in Veneto è meno ideologica rispetto ad altre zone e prova a difendere davvero i lavoratori».

«La Donazzan è fascista», dicono Pd, 5Stelle, la sinistra in generale.
«Il fascismo non esiste più: bisogna ricordarlo a chi continua a tirarlo in ballo a sproposito».

C’è una cosa che la inorgoglisce particolarmente di questi 19 anni da assessore?
«Il riconoscimento delle piccole produzioni locali, che abbiamo chiamato “Ppl”. Sono battaglie che voglio portare a Bruxelles, mi viene in mente la valorizzazione dei formaggi di malga. Bisogna difendere il territorio, le produzioni, le tradizioni. L’Italia non può e non deve più subire passivamente le decisioni dell’Unione Europea»

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