Mario Sechi: Due mondi opposti, il loro è sbagliato
La campagna elettorale è al rush finale, siamo già agli appelli dei partiti, ma in realtà è negli ultimi cento metri che si decide tutto. C’è ancora qualche giorno per svegliare le coscienze, conquistare il cuore e la mente degli elettori. Viviamo in uno strano Paese, dove la sinistra, nelle sue varie espressioni, non trovando giustificazione perla sconfitta, pretende di avere ancora il timone dello Stato. Cari compagni, cari intellettuali che ne guidate il pensiero (quel poco rimasto), vi informo che nella democrazia ci sono la maggioranza e la minoranza, la prima governa e la seconda fa proposte alternative, qualche volta protesta, di certo non fa cagnara in Parlamento e soprattutto prende le distanze da chi va in piazza e mena le mani.
È successo ieri in una manifestazione contro il governo, c’era il solito sventolio di bandiere palestinesi, gli slogan consumati dal tempo, quelli che la buon’anima di Silvio avrebbe così definito: «Sono sempre i soliti comunisti». E non scherzo affatto, perché lo sono, il compagno Lenin non è come qualcuno pensa solo un oggetto di storia, è qualcosa di più, è Marx applicato al pensiero totalitario, per cui tutto deve essere controllato, monitorato, classificato e ciò che costituisce una deviazione rispetto alla dittatura del popolo (che è dittatura tout court) va combattuto con tutte le armi possibili, si comincia con la ‘disinformatia’ e si prosegue con il randello rosso. I totalitarismi si somigliano tutti per questo, sono opposti che alla fine si toccano. Ecco perché gli antifascisti diventano fascisti, i pro -Pal diventano gli utili idioti di Ha mas, i benpensanti si trasformano in non -pensanti. Queste elezioni europee sono importanti come non mai perché si contrappongono due visioni del mondo, quella dei conservatori e quella dei progressisti: le differenze sono abissali, non è vero che tutta la politica si somiglia, che i diversi sono uguali, che alla fine i programmi si possono sovrapporre.
Queste affermazioni sono frutto del qualunquismo, in realtà quelli che puntano a mantenere lo status quo oggi stanno a sinistra, perché rappresentano gli interessi materiali e ideologici di un establishment che ha fatto carriera e fortuna personale su una serie di totem ideologici che di fatto hanno scavato un fossato tra i governanti e i governati. Negli ultimi trent’anni si sono fatti largo nuovi “ismi” che hanno sostituito quello gigantesco del comunismo, ne hanno conservato l’intima essenza, la volontà di sopraffazione, il controllo delle vite degli altri. Quando Giorgia Meloni chiede a Elly Schlein di prendere le distanze dalle affermazioni di Schmit, il candidato dei socialisti alla presidenza della commissione Ue che ha dipinto Meloni e il suo gruppo come un clan di dittatori, fa un’operazione che smaschera la cattiva coscienza delle sinistre, rivela la strategia della propaganda intinta nella bile nera, il tentativo di portare all’estremo il confronto politico, alzare la tensione, provocare l’incidente per poi naturalmente rovesciare ogni responsabilità sull’avversario. È una vecchia tattica, un sempreverde dei rossi. E come abbiamo visto proprio ieri dai fatti di cronaca, dalle botte in piazza, purtroppo funziona. È una vergogna che la sinistra non condanni tutto quello che sta accadendo, ci sono piccoli segnali che nessuno coglie e invece sono gravi, cartelloni di pubblicità elettorale con i candidati a testa in giù, minacce, insulti, un’escalation che il Partito democratico dovrebbe contribuire a fermare, perché sono finiti i tempi dei compagni che sbagliano.
Il voto europeo è uno spartiacque, quello tra chi crede in una società liberale dove tutti possono esprimere le proprie idee, anche nel confronto politico aspro ma leale, e una società illiberale dove c’è chi ha sempre ragione, c’è chi ha sempre torto e c’è chi ha sempre vinto anche quando ha perso. Noi questa visione del mondo la combattiamo, con la forza delle idee, con la sincerità di chi sa che c’è in gioco l’ordine liberale, perché quando i nipotini di Hamas e i figliocci di Khamenei invadono le piazze, inneggiano alla caccia degli ebrei, applaudono all’assassinio, allora ogni limite è superato. Destra e sinistra non sono uguali, è giunta l’ora che gli italiani prendano molto sul serio il voto dell’8 e 9 giugno. Ci sono due mondi, due possibilità, quello sbagliato è a sinistra.