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Cav: ora Monti fino al 2013ma si va verso il rimpasto

Monti di ritorno a Bruxelles chiama ABC: "Ora fate la vostra parte". A palazzo Chigi tre personaggi dal profilo tecnico-politico

Matteo Legnani
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Di ritorno, ieri pomeriggio, da Bruxelles, il premier Mario Monti ha telefonato ai tre segretari della sua maggioranza. Colloqui per informare i leader della trattativa condotta a buon fine nella notte di venerdì, ma anche per preannunciare i prossimi obiettivi del governo. "Ora spetta a voi fare la vostra parte in Parlamento", questo il senso della telefonata del premier ai leader dei partiti. Il Consiglio dei ministri sfornerà tra lunedì e martedì tagli dai cinque agli otto miliardi di tagli radicali alla spesa, a partire da quella sanitaria. Di fatto una manovra aggiuntiva che spetterà alla maggioranza ingoiare in fretta e spiegare a un paese già stremato. Come ha detto lo stesso Silvio Berlusconi, "a questo punto, pensare di far cadere Monti prima del 2013 è impossibile". Avanti, dunque, con i 13 decreti che aspettano di essere approvati da qui a fine luglio, oltre al Fiscal Compact e alla spending review. Dopo il successo a Bruxelles è scattata la corsa a salire sul carro del vincitore. Nello stesso Pdl sono in molti - a partire da Alfano - ad applaudire per i risultati del vertice europeo. Molti, ma non tutti. L'ala dei falchi (ormai non solo ex An, come si vede dal caso Brunetta), in questo appoggiata da alcuni big forzisti come Fabrizio Cicchitto, sta meditando infatti il modo migliore per prendere le distanze dall'esecutivo senza provocarne la caduta. La linea emersa sarebbe stata allora quella ribattezzata "astensione operosa". Ovvero, quando arriveranno in aula i provvedimenti del governo, i falchi non voteranno no, ma consentiranno alle misure di passare astenendosi. Ma su Palazzo Chigi continuerebbe a soffiare il vento del "rimpasto", che dovrebbe portare all'innesto nel governo di tre personaggi dal profilo tecnico-politico. Un'operazione che lascia freddo il premier ma che avrebbe come principale sponsor Pier Ferdinando Casini, anche se fonti centriste negano che se ne sia mai parlato.

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