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Napolitano, crisi a gennaioper tirare la volata a Monti

Matteo Legnani
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Napolitano ha un piano: sciogliere le Camere in un momento tra dicembre e febbraio. E arrivare a elezioni anticipate. Obiettivo: gestire lui dal Quirinale la formazione del governo che scaturirà dal risultato elettorale. Lo scrive oggi, in un lunghissimo articolo, Il Foglio di Giuliano Ferrara, citando fonti "ben informate" all'interno dei Palazzi. La deadline è il 15 maggio, data in cui il settennato scadrà e Re Giorgio dovrà scendere dal Colle. Napolitano coltiverebbe questa strategia già da mesi. E il suo primo obiettivo, stando a quanto scrive Il Foglio, sarebbero state le elezioni a ottobre. Il presidente ci ha contato fino a metà luglio, quando Monti, passata la gloria del Consiglio europeo in cui fece piegare la testa ad Angela Merkel, si presentò (con le borse a picco e lo spread alle stelle) al Quirinale confessando di non avere altri strumenti per far abbassare la febbre ai mercati. E aggiungendo, come avrebbe riferito una fonte a Il Foglio, di essere disponibile a traghettare il paese verso elezioni una volta completati i decreti sulla spending review e sullo sviluppo. E' a quel punto che Napolitano si raccomanda coi partiti per un'accelerata sulla riforma elettorale. I Palazzi si surriscaldano, ma la manovra si infrange sulle riserve di Silvio Berlusconi, che non sa ancora con che partito andrebbe alle urne, e sui dubbi di Pierluigi Bersani circa la riforma elettorale. Ed è in quegli stessi giorni di luglio che il Quirinale viene investito dalla tempesta sulle intercettazioni e sulla trattativa Stato-mafia. E' convinzione in ambienti del Pd, scrive ancora Il Foglio, che dietro gli attacchi portati a Napolitano dai "nemici della grande coalizione" (Di Pietro, ll Fatto, Grillo) ci sarebbe l'obiettivo di togliere autorevolezza al Capo dello Stato, obbligandolo tra l'altro a mettersi sulla difensiva. Napolitano, però, sarebbe ben lungi dal desistere dal suo piano: per il mondo politico sia di centrodestra che di centrosinistra, "è un dato acquisito - riferisce Il Foglio - che il presidente scioglierà le Camere tra dicembre e febbraio per poi gestire lui la formazione del nuovo governo prima della scadenza del settennato, lavorando per ridare l'incarico a Palazzo Chigi a Mario Monti". Qualsiasi sia, a quel punto, il sistema elettorale. Opzione alternativa, e forse addirittura preferita dallo stesso Napolitano, la speranza di ritrovarsi nel 2013 di fronte a una nuova maggioranza capace di garantire una forte continuità con questo governo attraverso la nomina di Monti a nuovo Capo dello Stato. A far da vigilante dalla cima del Colle come unico soggetto, secondo Napolitano, in grado di traghettare l'Italia lungo il sentiero della ripresa negli anni a venire. 

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