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Tutti i numeri di Monti,professor fallimenti

Pil, inflazione, disoccupazione e produzione industriale: da quando è arrivato lui la situazione economica è peggiorata

Matteo Legnani
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  Il Pil italiano marcia sette volte peggio di un anno fa rispetto alla media dell'area dell'euro. Il rapporto fra debito e Pil è peggiorato di quasi quattro punti percentuali ed è peggiorato di due punti anche rispetto alla media degli altri 16 Paesi che vivono di euro. L'inflazione è cresciuta di un punto e mezzo percentuale ed è più che triplicata la distanza dagli altri paesi. La disoccupazione è cresciuta di 2,7 punti percentuali portando l'unico indicatore che rendeva l'Italia virtuosa rispetto alla media Ue alo stesso livello degli altri. La produzione industriale è caduta in nove mesi di 3,7 punti e si è allargata di due punti anche qui la distanza rispetto alla media dell'eurozona.  I numeri di Eurostat sono impietosi, e raccontano una verità diametralmente opposta rispetto ai titoli dei giornali italiani, e alla propaganda. Da quando Mario Monti è diventato presidente del Consiglio, la situazione dell'economia italiana è sensibilmente peggiorata anche rispetto alle ultime convulse settimane del governo di Silvio Berlusconi con Giulio Tremonti che reggeva il timone dell'Economia. La cura Monti non solo non si è rivelata una medicina utile per i conti pubblici italiani, ma al contrario è stata un veleno che ha danneggiato pericolosamente la struttura economica di un paese magari sotto attacco della speculazione, ma in cui gli indicatori fondamentali tenevano ancora. Non è stata una congiuntura più avversa che in passato a segnare un fallimento che emerge senza possibilità di dubbio da tutti gli indicatori economici - nessuno escluso. È stata proprio l'agenda Monti, la serie di provvedimenti adottati dal governo in carica, ad aggravare la situazione generale del Paese invece di migliorarla come si raccontava e certo si sperava. Il contrario - Certo, la congiuntura internazionale non ha aiutato. Ma questa riguarda tutti i paesi europei in eguale misura, e non solo l'Italia. Anche lì c'è recessione, la produzione industriale cade, la disoccupazione aumenta, l'inflazione cresce, si fatica a tenere a freno il debito pubblico. Ma in Italia va peggio che altrove. E soprattutto nella caduta la distanza su tutti gli indicatori dell'economia italiana fra l'Italia e gli altri paesi dell'euro si è notevolmente allargata oggi rispetto a un anno fa. Questo dipende solo ed esclusivamente dalla cura scelta dal governo Monti che non ha centrato gli obiettivi proposti, provocando danni collaterali che la realtà ha mostrato assai più gravi dei possibili benefici. È fallito proprio il cuore della missione che il premier si era dato: portare l'Italia più vicino agli altri paesi dell'area dell'euro. Purtroppo è accaduto il contrario: l'Italia era in Europa nel settembre 2011 assai più di quanto non accada un anno dopo.    Che cosa è accaduto? I conti pubblici italiani avevano una falla, per altro non così consistente: il deficit pubblico. Non era superiore a quella esistente nella media di altri paesi, ma turare quella falla è diventato il primo e forse unico obiettivo del governo in carica. L'idea era quella di puntare al pareggio di bilancio in tempi ravvicinatissimi - chiudendo quella piccola falla - per calmare la speculazione che aveva preso di mira l'Italia. Non sono stati ottenuti grandi risultati sullo spread, se non nel primo mese e poco più di governo tecnico, mentre per tamponare quella falletta si è aperta una vera e propria voragine nella struttura portante del Paese. L'intero decreto salva-Italia ha scelto solo ed esclusivamente di prelevare reddito - scambiato per ricchezza - agli italiani per portarlo a riduzione del deficit. Fa impressione chiamare ricchezza anche quei cinquanta o cento euro portati via a pensioni sopra i mille euro netti al mese, ma la propaganda passa sopra su queste piccole cose come sulle vite di milioni di italiani. Il fatto è che nemmeno l'operazione tampone è riuscita: anche se il governo fatica a dirlo, l'Italia non raggiungerà il pareggio di bilancio nei tempi annunciati all'Unione europea. Perchè la raffica di imposte varate da Monti (gli unici provvedimenti realmente in vigore dopo dieci mesi di governo) non hanno fornito le entrate previste. Hanno rispettato gli obiettivi quelle a cui non c'era rimedio (l'Imu ad esempio, visto che nessuno si vende casa solo per non pagare una nuova tassa, o le imposte di bollo nuove o rincarate che scattano indipendentemente dalle scelte del contribuente). Ha fallito invece la tassazione su affari e beni mobili, perchè è accaduta la cosa più banale del mondo: se porti via reddito a una famiglia, quella consuma e spende di meno. Se fai piovere tasse su transazioni, e accompagni questa scelta con una riduzione generalizzata del reddito, ci saranno meno transazioni. Così è accaduto che ci sono meno incassi Iva dell'anno prima nonostante l'aumento delle aliquote, e che hanno fatto flop le imposte ad esempio applicate alle vendite di case, perchè in queste condizioni non si trovano compratori e le transazioni si riducono sempre di più.  L'agenda - Vero che a parte un ottimo lavoro compiuto da Betty Olivi, la portavoce di Monti, davvero magistrale nell'imbeccare la stampa con la propaganda di turno, l'esecutivo tecnico ben poco ha fatto in realtà. Le grandi riforme le ha raccontate appunto la Olivi e i giornaloni se le sono bevute come fossero aranciata, ma non sono vere. Ha sollevato finalmente dopo dieci mesi un velo impietoso sulla realtà Il Sole24Ore, quotidiano di quella Confindustria di Giorgio Squinzi a cui ormai è impedito perfino di parlare (quando ha provato a dire qualcosa fuori dal coro, è stato rimbeccato: “zitto tu, che fai alzare lo spread”). Ma il quotidiano arancione con un lavoro encomiabile ha mostrato come nessuno dei provvedimenti varati da Monti e dai suoi ministri sia realmente in vigore: hanno bisogno di decreti attuativi, e fin qui se ne sono visti poco più di uno ogni dieci necessari. C'è l'effetto Olivi, e si vede bene sulla stampa. Ma non c'è l'effetto reale, e drammaticamente la verità viene fuori dai dati Eurostat di agosto su economia e congiuntura nell'euro area. Il Pil italiano un anno fa era 0,3 punti sotto la media europea, ora è distante 2,1 punti (la distanza dagli altri è quindi aumentata sette volte). Il debito pubblico è al 123,3% del Pil e un anno prima era sotto il 120%. L'inflazione è al 3,6% e un anno prima era al 2,1%. La disoccupazione secondo i dati Eurostat era a giugno al 10,8% contro l'8,1% dell'anno prima. Ieri l'Istat ha fornito il dato di luglio: 10,7% con quella giovanile al 35,3%. Sono i numeri di un terremoto, di un completo fallimento politico ed economico. Non farebbero male i partiti dell'uno e dell'altro fronte studiarseli a fondo nei pochi mesi che mancano alle elezioni politiche. Invece di riempirsi la bocca di agenda Monti, cerchino soluzioni per allontanarsene in fretta prima che il paese muoia. Magari l'attuale premier può essere utile come ministro degli Esteri, visto che lì sembra saperci fare. Per la politica economica si pensi ad altro. E se proprio si vuole continuità, meglio fare un patto per mantenere a palazzo Chigi la portavoce attuale: quella è l'unica che sembra funzionare nel governo tecnico... di Franco Bechis  

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